Finlandia, Timo Soini non partecipa a nuovo governo

Una svolta inattesa per la politica finlandese. Il trionfatore delle ultime elezioni politiche di aprile in Finlandia, “Veri Finlandesi“, che è balzato dal 7% al 19% dei consensi, non parteciperà ai colloqui per la formazione del prossimo governo. Lo ha dichiarato Timo Soini, il leader di “Veri Finlandesi”, il quale ha maturato la sua decisione dopo che ieri è stato raggiunto un accordo tra i partiti del centro-destra (“Veri Finlandesi” escluso) e i socialdemocratici, per il si della Finlandia al piano di salvataggio da 78 miliardi di euro per il Portogallo. La destra di Timo Soini non ha votato per il salvataggio, restando in perfetta coerenza con quanto aveva proposto e promesso in campagna elettorale, in cui ha mietuto consensi e una forte affermazione politica, raggiungendo ben 39 seggi, 5 in meno del Partito Conservatore del Ministro delle Finanze Katainen, il quale guida le trattative per il nuovo governo, di cui dovrebbe diventare premier. Bruxelles ha salutato con favore e con un grande sospiro di sollievo il “si” della Finlandia agli aiuti per il Portogallo, perchè un suo eventuale diniego avrebbe bloccato il piano di sostegno, con un rischio contagio, che proprio ieri (casualmente?) il Fondo Monetario Internazionale aveva lanciato.

Adesso che “Veri Finlandesi” si appresta ad andare all’opposizione, Timo Soini proclama già che essa sarà dura. Il vero e unico vincitore delle elezioni sarebbe paradossalmente catapultato all’opposizione, un segnale che rischia di esacerbare gli animi della popolazione finlandese, specie se si dovesse arrivare a un governo trasversale, appoggiato dai due partiti di centro-destra e dai socialdemocratici, che darebbero alla politica di Helsinki una svolta opposta alla direzione indicata dagli elettori, meno di un mese fa.

A questo punto, l’opposizione di Soini alla politica di sostegno del governo finlandese ai piani europei di salvataggi potrebbe trasformarsi in un’ascesa ancora più imponente nei consensi, con “Veri Finlandesi” che potrebbe diventare il primo partito del Paese, aspirando così anche alla guida del governo. Oppure, viceversa, la delusione dell’elettorato potrebbe ridimensionarne i numeri.

Quale che siano gli scenari futuri della politica di Helsinki, è certo che il nuovo governo non potrà votare a cuor leggero nuovi salvataggi europei e non tanto per l’opposizione di “Veri Finlandesi”, quanto per i crescenti malumori tra la popolazione per questo tipo di interventi.

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