Yemen, ambasciata italiana invita a lasciare stato

L’ambasciatore italiano nello Yemen, Alessandro Fallavollita, ha già da giorni invitato tutti gli italiani presenti nello stato golfico a lasciare il Paese, se non hanno esigenze impellenti per rimanere. Adesso, in previsione di un surriscaldamento del clima politico, l’invito viene ribadito, perchè il pericolo che a Sana’a si vada verso una guerra civile non è poi tanto remoto. La situazione sarebbe sul punto di precipitare, dopo che la mediazione del Ccg, il consiglio degli stati del golfo, non ha sortito gli effetti sperati, con il rifiuto di Saleh di dare le dimissioni, per arrivare a nuove elezioni entro tre mesi. Il Qatar, uno degli stati che maggiormente si era speso nella mediazione, adesso ha annunciato di ritirarsi dai negoziati, dopo che il presidente yemenita ha accusato Doha di essere dietro alle manifestazioni anti-governative di Yemen, Siria ed Egitto. E con il ritiro del Qatar e il rifiuto di giungere a un accordo, il clima si sta scaldando e la situazione potrebbe degenerare stasera, quando dopo la rituale preghiera del venerdì è prevista una protesta per la cosiddetta “giornata della collera”, un appuntamento che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi di scontri e tensioni di piazza nel Nordafrica e in tutto il mondo arabo.

Saleh è al potere dal 1979, con poteri dittatoriali. L’accordo degli stati del golfo prevedeva la possibilità di passaggio del potere al suo vice, con dimissioni entro un mese e nuove elezioni presidenziali entro tre mesi, in cambio dell’immunità per tutti i crimini commessi in 32 anni di potere.

Saleh, dal canto suo, ha sempre sostenuto di avere intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni, ma rifiuta l’idea di una fine anticipata del mandato, chiedendo che gli venga concesso tempo per transitare il Paese verso un nuovo assetto politico.

Dopo una fase iniziale di apparente moderazione, messo alle strette, il dittatore yemenita ha rivolto parole molto pesanti contro i manifestanti, definendoli “sabotatori”, e solo un paio di giorni fa una protesta contro il suo potere si è risolta in altri dieci morti, che si aggiungono a quelli delle ultime settimane. Difficile, a questo punto, che si arrivi a un accordo rapido, in mancanza del quale, il livello dello scontro si impennerà.

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