E per Tremonti ora niente ribaltone contro Silvio

C’è chi avrebbe sussurrato a microfoni spenti che in caso di forte affermazione della Lega, con contemporaneo calo di consensi per il PDL, il Carroccio avrebbe posto sul tavolo la questione di Tremonti premier, scalzando Berlusconi dalla guida del governo. Fantapolitica? Beh, da molto tempo questi scenari vengono sempre adombrati, ma poi regolarmente smentiti dai fatti. Tuttavia, dopo le tensioni anche personali tra Silvio e il senatùr, nonchè tra lo stesso Tremonti e il premier, sono stati in tanti a scommettere su un tale scenario, con il ministro dell’economia a tramare contro il suo stesso partito e il suo presidente del consiglio; tanto che, forse più per scacciare i gufi, era stato un paio di settimane fa lo stesso Berlusconi, in un’intervista a “Porta a Porta”, ad avallare una successione di Tremonti, anche se solo nel 2013. Fatto sta che anche questa volta, pare, il disegno dei presunti ribaltonisti non potrà concretizzarsi e la ragione è presto detta: il PDL non starebbe molto bene, se è vero che in una città come Milano ha preso gli stessi voti del PD, non riuscendo a fare eleggere il proprio sindaco al primo turno, anzi restando questo indietro di sei punti sullo sfidante di sinistra; ma se il partito di Berlusconi piange, quello di Bossi non ride. A Milano la Lega non supera il 10%, in calo del 4% sulle scorse amministrative, ma dimezzando i voti sulle ultime politiche del 2008. In tutta la Lombardia il partito del Carroccio scricchiola, anche se non si può parlare di tracollo.

Ma basta questa mancata affermazione dei leghisti per ridimensionarne le aspirazioni, che forse stavano diventando eccessive. E così è lo stesso Berlusconi dal vertice di Palazzo Grazioli a tendere la mano a Bossi, affermando che neanche la Lega avrebbe molte alternative, dato che non è stata premiata dal voto.

E se la Lega cede qualcosa, Tremonti non potrà aspirare adesso ad essere posto sul podio, essendo da sempre considerato un “leghista” interno al PDL. C’è poi la questione dei centristi, il cui crollo elettorale potrebbe spingerli a più miti consigli, evitando da qui in avanti le tentazioni di un eccesso di lotta al governo e alla maggioranza, magari approfittando della freddezza nei rapporti tra PDL e Lega.

 

 

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