Al Nord niente ministeri, arrivano gli uffici di rappresentanza

alemannoTanto rumore per nulla. Dopo giorni passati ad ascoltare i proclami sull’imminente spostamento al nord di quattro ministeri, questione che era diventata centrale per le sorti del Governo, ecco che arriva il dietrofront: lo spostamento riguarderà solo gli uffici di rappresentanza. Questo l’accordo trovato ieri sera in un vertice di maggioranza che ha visto tra i protagonisti tutti i principali esponenti del governo e del Pdl e i leghisti Roberto Calderoli e Marco Reguzzoni. Ora i due partiti principali della maggioranza presenteranno un ordine del giorno comune alla Camera dei Deputati che potrebbe essere depositato già in mattinata.

A vincere quindi non è la linea dura della Lega, che da settimane aveva inserito tra le condizioni necessarie a far andare il governo il trasferimento di quattro dicasteri tra Monza e Milano; vince invece la resistenza degli esponenti del Pdl, dalla Polverini ad Alemanno passando per Cicchitto, che avevano bocciato l’idea leghista ed erano pronti ad andare allo scontro in Parlamento pur di vedere trionfante la proprio linea. E in effetti si è andati molto vicini alla rottura nella giornata di ieri: ore convulse con il Partito Democratico pronto a presentare un ordine del giorno contro il trasferimento dei ministeri per far uscire allo scoperto le divisioni nella maggioranza. Stesso passo che era pronto a compiere anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che, incurante degli inviti alla cautela che arrivavano dagli esponenti del suo partito, annunciava di voler andare fino in fondo.

Berlusconi e Bossi

A calmare le acque ci ha pensato poi il vertice serale che ha visto lo stesso primo cittadino della capitale dare il suo benestare allo spostamento di uffici di rappresentanza operativi e di alcuni dipartimenti; una soluzione accettata senza batter ciglio dalla Lega che, superato lo scoglio Pontida, ha riposto le idee belligeranti e ha evitato lo scontro. L’accordo raggiunto fa essere meno bollante la giornata di oggi, che vedrà la Camera votare la fiducia sul decreto sviluppo mentre al Senato si presenterà Silvio Berlusconi per la verifica richiesta dal Capo dello Stato dopo che nello scorso mese di maggio erano entrati nell’esecutivo sottosegretari non eletti nella maggioranza.

 

 

 

 

 

 

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