USA chiedono lista evasori a banche Svizzera e minacciano sanzioni

Gli Usa di Barack Obama non ci stanno e chiedono per la seconda volta alla Svizzera che venga rimosso il segreto bancario, che storicamente vige nello stato elvetico, inviando la lista dei contribuenti americani, che abbiano deposito in banche svizzere tra il 2002 e il 2010 almeno 50 mila dollari.

La richiesta formale è stata inviata dal ministro della giustizia USA, James Cole, il quale ha anche indicato la data del 31 agosto quale ultimatum, oltre la quale gli USA potrebbero intraprendere sanzioni severissime contro una decina di banche svizzere. E uno degli istituti più coinvolti è Crédit Suisse, oltre ad altri colossi di Zurigo e Basilea. Nel caso questi istituti non inviassero la lista con i nomi dei potenziali evasori, per loro potrebbe scattare la revoca delle licenze negli USA, oltre ad ammende per almeno 2,5 miliardi di dollari.

Le autorità elvetiche starebbero trattando con quelle americane una soluzione, che sia compatibile con le leggi confederali, in quanto si tenta di evitare un passaggio parlamentare, che quasi certamente bloccherebbe l’invio di dossier verso gli USA.

Già nel 2009, le banche svizzere furono “costrette” su sollecitazione americana a inviare oltre 4500 file riguardanti altrettanti cittadini americani. Un analogo contenzioso esiste con l’Italia, con il ministro Tremonti che da tempo richiede la lista dei depositanti italiani. La Svizzera, tuttavia, ha minacciato ritorsioni, come il mancato versamento delle imposte sui redditi dei lavoratori transfrontalieri.

Si calcola che possano essere 120 miliardi di euro i quattrini italiani sfuggiti al fisco di Roma e depositati nelle banche elvetiche. Mettere mano a tali denari potrebbe rappresentare una soluzione molto significativa per le casse dello stato, ma le autorità svizzere vorrebbero trattare su una sorta di versamento una-tantum, più altri versamenti annuali in percentuale sulla cifra verosimile dei 120 miliardi, al fine di evitare il controllo dei conti. Una soluzione per nulla sgradevole per l’Italia, da un punto di vista contabile.

 

 

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