Vittime dei preti pedofili denunciano il Papa per crimini contro l’umanità

Crimini contro l’umanità: questa l’accusa con cui alcune associazioni delle vittime di abusi sessuali nella Chiesa vorrebbero che il Papa venisse incriminato dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aia. L’esposto è stato presentato oggi e coinvolge oltre a Benedetto XVI anche altre tre alte personalità ecclesiastiche:  il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e il prefetto della Congregazione della dottrina della fede, cardinale William Levada. L’accusa è quella di aver coperto gli abusi sessuali commessi dagli esponenti della Chiesa ai danni dei minori: in particolare, nell’esposto si farebbe riferimento a cinque casi specifici accaduti in Congo e negli Stati Uniti e che sarebbero stati commessi da prelati provenienti dal Belgio, dall’India e dagli Usa.

La denuncia è stata presentata al Corte Penale Internazionale dagli avvocati di due organizzazioni americane, il Centro per i diritti costituzionali (Center for Costitutional Right) e la Snap (Survivors Network of those abuse by Priest) ed è contenuta in un dossier di oltre 80 pagine; l’esposto si è reso necessario secondo quanto affermano le due organizzazioni “poiché le azioni legali condotte a livello nazionale non sono risultate sufficienti ad evitare che che gli abusi contro i minori continuassero”.

La speranza del CCR e della Snap è che il procuratore generale della Corte, Louis Moreno-Ocamp, possa decidere almeno di avviare un’indagine preliminare per verificare se il caso rientri sotto la giurisdizione del Tribunale dell’Aia. Intanto i rappresentanti  della Survivors Network of those abuse by Priest avvieranno nei prossimi giorni un tour europeo per spiegare nel dettaglio il perché delle loro accuse.

Secondo i denuncianti il Papa dovrebbe essere incriminato per la sua diretta responsabilità “per i crimini contro l’umanità degli stupri e altre violenze sessuali commesse nel mondo”. Il primo commento alla diffusione della richiesta di incriminazione arriva da Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e prefetto emerito di Propaganda Fide ed è un atto di accusa nei confronti di chi ha presentato l’istanza: “Dobbiamo dire che ci troviamo davanti al solito tentativo anti-cattolico che tende ad offuscare un’immagine che, dal punta di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società”.

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