Il linguaggio del gatto

“Dio ha creato il gatto per dare all’uomo il piacere di accarezzare una tigre”. Così Fernand Méry, veterinario di fama mondiale descriveva il gatto, uno dei pochi animali al mondo che l’uomo non è riuscito ad addomesticare; una creatura che attira a sé le più svariate emozioni: c’è chi si definisce amante dei gatti e chi dice di temerli, chi ne è affascinato e chi ne prende le distanze, ma nessuno ne resta indifferente. Del resto come si può restare indifferenti allo sguardo notturno di un gatto, o alle mille capriole di un cucciolo o ancora agli affascinati suoni che emettono due gatti in relazione tra loro?

I gatti convivono con gli uomini da sempre, innumerevoli sono le storie, le leggende e le credenze legate a questo meraviglioso animale e alla secolare amicizia tra lui e l’uomo, ma possiamo veramente dire di conoscerlo? Quale significato si può attribuire ad un miagolio o ad un movimento della coda? Di sicuro il gatto resterà per sempre un universo impenetrabile, ma dopo numerose ricerche possiamo almeno dire di conoscere alcuni dei loro atteggiamenti abituali.

Dire fusa è come dire gatto. Chiunque viva con un micio avrà sentito di sicuro un “ronf ronf” provenire dal divano, ma pochi sanno che le fusa non sono solo una chiara dimostrazione di serenità, un suono che il gatto emette nelle situazioni più rilassanti, appunto quando dorme, o quando è acciambellato sulle nostre ginocchia. Le fusa, infatti, sono una tecnica che il gatto usa per rilassarsi, dunque che esso utilizza nelle situazioni più stressanti, motivo per cui non sempre conviene avvicinarsi a Figaro quando le fa o almeno sarebbe meglio tenere d’occhio altri segnali, ad esempio il movimento della coda, che se agitata velocemente è sinonimo di nervosismo.

Le fusa sono emissioni sonore a intervalli di 30-50 millisecondi, generate dalle contrazioni dei muscoli ad una velocità impercettibile, ma i motivi per cui ciò avvenga sono ancora sconosciuti. Ciò che è noto è che il gatto, facendo vibrare velocemente il proprio corpo riesce a rilassarsi. Potremmo paragonare le fusa all’usanza che i bambini hanno di mettere il pollice in bocca, un’azione che riesce a dare loro maggiore serenità.

La gobba è un’altra simpatica peculiarità del gatto. Quando il gatto, anche molto piccolo alla vista di un oggetto sconosciuto o di un altro animale, inarca la schiena creando una gobba vuol dire che è in posizione di attacco. In realtà si tratta di una tecnica usata da molti animali, che consiste nel cercare di sembrare più grossi per intimorire il nemico.

Come non parlare poi dell’atteggiamento che solitamente il gatto ha nei confronti del “padrone” che rientra in casa. Se il gatto è contento di vederci, infatti, il ché non è scontato, ci accoglie a coda alta, quasi come fosse una bandiera, strusciandosi più volte tra le nostre gambe ed emettendo una serie di piccoli miagolii. In questo modo il gatto ci sta mostrando il suo affetto e ci sta marcando lasciandoci addosso il suo odore, dicendo al mondo che siamo di sua proprietà.

La coda agitata, il soffio, la posizione delle orecchie e tanto altro sono solo alcuni dei tanti modi che il gatto usa per comunicare con gli altri animali e con noi. La complessità del suo linguaggio fa sì che molte persone vedano nel gatto un animale poco affidabile e più imprevedibile, completamente diverso dal migliore amico dell’uomo, il cane. In realtà il gatto è capace di dimostrazioni d’affetto uniche verso chi sceglie di amare e il fatto che sia meno gestibile del cane non lo rende meno amico dell’uomo.

Secondo l’ultimo censimento solo in Italia ci sarebbero sette milioni di gatti domestici e il fatto che per il gatto non sia obbligatorio il microchip come per i cani, lascia pensare che ce ne siano molti di più. Il gatto ha sempre vissuto con l’uomo, o meglio ha sempre scelto di vivere con noi e forse è proprio questa sua indole indipendente che lo rende da secoli oggetto di venerazione per alcuni e di timore per altri.

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