Uruguay da battaglia, sconfitta per l’Italia

Alla vigilia della gara, Prandelli era stato chiaro: “Questo sarà il test più impegnativo affrontato finora dalla Nazionale”. Frase un po ad effetto, soprattutto dopo che in questi mesi gli azzurri hanno affrontato anche i campioni mondiali della Spagna, oltre alla fortissima Germania, ma la dichiarazione è stata profetica. L’Italia perde all’Olimpico di Roma contro un Uruguay tutt’altro che trascendentale ma tremendamente cinico.
I sudamericani, pur privi di Forlan e del bomber Suarez, passano subito in vantaggio con Fernandez, bravo a mettere in porta un cross arretrato di Caceres e regalare a Buffon un dispiacere proprio nella serata in cui il portierone juventino eguaglia Zoff nelle presenze in Nazionale.

La partita è subito in salita, perché gli uruguaiani pressano e chiudono tutti gli spazi come da diktat del Maestro Tabarez. Il centrocampo italiano va in difficoltà e riesce a creare poco; gli unici che danno problemi alla difesa avversaria sono Osvaldo e Balotelli, coppia inedita che si sacrifica e va a disturbare l’azione avversaria. Proprio il giocatore del Manchester City diventa la vittima preferita dei centrali difensivi avversari, Lugano e Godin, che a turno lo scalciano e lo provocano, forse per intimorirlo, visto che con un paio di conclusioni mette i brividi a Muslera. L’Italia si presenta all’intervallo sotto di un gol, ma onestamente avrebbe potuto raccogliere di più, sebbene non abbia mostrato un gioco continuo ma solo a sprazzi.

Nella ripresa, Prandelli si gioca la carta Pepe al posto di uno spaesato Montolivo e con il 4-3-3 l’Italia è sicuramente più pericolosa anche se l’Uruguay si chiude in modo quasi permanente nella propria metà campo. L’esterno juventino entra in campo con una certa vivacità, arrivando al tiro che costringe Muslera alla bella parata e accentrandosi per lasciare spazio agli inserimenti di Maggio. Ci prova anche Osvaldo, prima di lasciare posto a Matri, con un destro alto, ma l’occasione migliore per gli azzurri ce l’ha Balzaretti, che riceve palla in area e prova a calciarla al volo: il tiro non è stilisticamente perfetto ma Muslera deve superarsi per deviare in angolo. Nel finale c’è spazio anche per l’espulsione di Alvaro Pereira che lascia l’Uruguay in 10, ma neanche l’ingresso di Pazzini ed un disperato 4-2-4 risultano efficaci.

Finisce male il 2011 per l’Italia di Prandelli, che può però guardarsi indietro con grande soddisfazione per i risultati ottenuti (primo posto nel girone di qualificazione agli Europei) ma dovrà ancora fare molto per dare un gioco continuo nell’arco di tutti i 90 minuti, specialmente contro formazioni molto organizzate come quella di Tabarez.

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