Nuovo aumento Iva contrario a ripresa consumi

Nello scorso mese di settembre del 2011 l’aliquota Iva ordinaria è passata dal 20% al 21%, innescando tra l’altro un palese rialzo dell’inflazione, che ora viaggia a +3,4%. Da diversi giorni si è tornato a parlare di un ulteriore e possibile ritocco verso l’alto dell’Iva, fino al 23%, ma gli effetti rischiano di essere devastanti non solo sull’inflazione, ma anche sui consumi degli italiani. Stando non a caso ad una ricerca che la Federazione Moda Italia ha commissionato ad AstraRicerche, nel nostro Paese un italiano su tre è pronto a stringere ulteriormente la cinghia tagliando gli acquisti.

I tagli spesa riguardano chiaramente non i costi fissi, come ad esempio la luce ed il gas, o magari la rata del mutuo, ma quelle spese che in qualche modo si possono comprimere come ad esempio l’abbigliamento. Di riflesso, secondo quanto riportato dalla Confcommercio, il Presidente della Federazione Moda Italia, Renato Borghi, auspica che si evitino ulteriori incrementi dell’imposta sul valore aggiunto, e che anzi si venga a delineare nel breve termine uno scenario tale da favorire i consumi.

D’altronde dall’indagine è emerso come la maggioranza del campione interpellato, pari a ben il 66%, rilevi una tendenza negativa dalla propria situazione personale. La tendenza è tra l’altro di lungo periodo visto che, a fronte di redditi che spesso sono cresciuti sotto il livello dell’inflazione, le spese fisse si sono impennate a scapito dei consumi liberi che, inesorabilmente, le famiglie sono state costrette a sforbiciare partendo dall’abbigliamento e passando per i divertimenti e gli svaghi.

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