Protesi al seno: il ministro Balduzzi ordina un censimento

Il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha ordinato un censimento per delineare una mappa dell’utilizzo delle protesi mammarie Pip, considerate pericolose. L’ordinanza firmata da Balduzzi permetterà di individuare la reale diffusione delle protesi francesi sul territorio nazionale. Tutte le strutture ospedaliere italiane dovranno redigere un elenco dei casi a partire dal 1° gennaio 2011. Le strutture dovranno poi comunicare alla Asl l’identità di chi ha subito gli interventi e la data nei quali sono stati effettuati.

Con questa operazione sarà più facile individuare i soggetti a rischio. Dopodiché sarà possibile pianificare le mosse successive per contrastare eventuali pericoli, considerando anche che la Francia ha già commissionato l’espianto cautelativo delle protesi per oltre 30mila donne. Le stime non ufficiali parlano di circa 4.300 donne con un impianto Pip in Italia. Il Ministero ha già fatto sapere, con l’appoggio del Consiglio superiore della sanità, che si farà carico degli interventi di espianto “laddove vi sia una indicazione clinico-medica specifica”.

La diffusione della notizia su queste protesi ha seminato il panico fra le donne che hanno subito in questi anni un intervento al seno: moltissime si sono fiondate dal proprio medico chirurgo per avere supporto. Le protesi in questione sono denominate Pip, ovvero Poly Implant Prothese, e sono finite sotto accusa nel marzo 2010 proprio in Francia. L’inchiesta ha fatto sì che venisse fermata la produzione delle suddette protesi, che erano prodotte con materiali non a norma ed inoltre risultavano troppo fragili. In seguito a questi sviluppi vennero ritirate anche dal mercato italiano.

Il rischio principale riguarda quelle donne che si sono recate in centri non specializzati, che utilizzavano le Pip a causa del loro costo ridotto rispetto alle altre protesi usate negli interventi di chirurgia plastica al seno. Resta comunque il fatto che le Pip siano state utilizzate anche in centri specializzati e in centri pubblici. Alcuni centri avevano già ricontattato le pazienti con un impianto Pip nel 2010: l’Istituto europeo di oncologia di Milano aveva già ricontattato nel 2010 le 621 pazienti che proprio lì si erano fatte impiantare delle protesi Pip.

Sotto accusa sono finiti ora gli organismi di controllo europei, responsabili di non aver bloccato per tempo un prodotto pericoloso: “Come è possibile che una volta elargita un’autorizzazione alla commercializzazione ad un certo tipo di protesi se ne controlli la qualità solamente dopo 10 anni, ed esclusivamente in seguito a segnalazioni di complicazioni?”, ha commentato l’Associazione italiana chirurgia plastica estetica.

Impostazioni privacy