Fortissimamente Tevez

Fort Juve, è la residenza dell’Apache. Che ne fa tre tutti in una volta, cancella le prime critiche e dà ragione a Conte che ne ha elogiato carisma e capacità. Tevez, fortissimamente Tevez: vero che la prima tripletta è arrivata contro il non irresistibile Sassuolo (Di Francesco rischia sempre, altrimenti non avrebbero sondato Mangia nei giorni scorsi), ma la reazione all’eliminazione in Champions è stata comunque da grande campione. E da grande squadra.

La Juve continua a correre in campionato, non prende mai gol, lancia messaggi precisi alle concorrenti. Una pressione che non ha spaventato il Napoli, cinico e spietato contro un’Inter distratta ed ingenua. Sì, è fort anche la squadra di Benitez: Higuain non perdona più, Insigne sta carburando, Mertens si conferma la rivelazione di mercato. Servono però due rinforzi, magari con caratteristiche difensive, per provarci davvero. E Mazzarri? Se l’è presa con Tagliavento, proprio come Thohir, quindi la sintonia è totale. Ma allenatore e presidente farebbero bene a valutare con calma gli errori che si ripetono (quattro gol subiti in più rispetto all’anno scorso), intervenendo per migliorarli. In campo e con un budget da investire a gennaio.

Aspettando Milan-Roma, ovvero un nobilissimo “Kakà contro Totti“, ci resta poi una domenica pomeriggio di conferme e riscatti. Con gol d’autore. Bentornati Klose e Rossi: il tedesco salva (per il momento) Petkovic e rilancia la Lazio, Pepito fa tredici e ritrova la rete su azione, Firenze sogna. Merito soprattutto di Montella, il Guardiola italiano. La sua Fiorentina gioca un calcio di qualità, non butta mai via il pallone, tecnica e velocità allo stato puro. Cuadrado è diventato uno degli esterni più forti d’Europa, Borja Valero scende in campo con le scarpe lucide e il vestito elegante, adesso c’è anche Ilicic finalmente protagonista in una squadra che vuole sempre arrivare al risultato attraverso il gioco.

Un altro allenatore che ama l’estetica si chiama Ventura: ricordo il suo Bari con Ranocchia e Bonucci coppia centrale, dove l’attuale difensore della Juve faceva il regista arretrato di ogni azione offensiva. Da 20 anni il Toro non aveva così tanti punti in classifica sotto l’albero, funziona qundi il nuovo 3-5-2 con Immobile terminale di riferimento e Cerci libero di colpire alle sue spalle. Proprio Cerci è il simbolo del made in Ventura, già nel Pisa il binomio con il suo papà calcistico stupì per qualità e quantità di prestazioni e centri.

Il borsino degli allenatori: soffre Guidolin, onore a Sinisa. A Udine si è rotto qualcosa, forse. Francesco ha minacciato le dimissioni, poi rientrate dopo un confronto con la società negli spogliatoi. Ma i Pozzo non sono contenti e lui neppure, già dall’estate scorsa quando il contratto dei suoi (tanti) collaboratori non è stato rinnovato e scadrà a giugno. Segnali di sfiducia. Da quando ha presto il posto di Delio Rossi, invece, Mihajlovic non ha mai perso, otto punti su dodici a disposizione, la sensazione di aver dato soprattutto un’anima alla Samp. Che segni Gabbiadini o Eder cambia poco, ma vincere in casa Corini non era semplice, la sciarpa blucerchiata al collo evidentemente porta bene. Il prossimo avversario sarà il Parma del Centenario (auguri!), ma senza Cassano squalificato: CentAntonio salterà dunque il ritorno a Marassi, ma chissà che torni davvero presto e non da avversario.

Funzionano i cambi di panchina a Genova, perché Gasperini ha trasformato il Grifone e non può essere un pareggio in extremis con l’Atalanta a cambiare giudizi e riflessioni. Il Genoa gira, spreca, si prepara a un altro gennaio di scambi e trattative, rilanciando nel frattempo il giovane Sturaro: due anni fa, questo ragazzo cresciuto nel settore giovanile sembrava destinato a sfondare, poi due infortuni consecutivi al ginocchio e la carriera che ha persino tremato. Prima Liverani e poi Gasperini lo hanno rimesso in pista, ieri una buona fetta di secondo tempo e applausi convinti per il coraggio. Quello che non manca sicuramente a Francesco Acerbi, Ace non solo per gli amici da qualche giorno. Il rischio di un nuovo tumore c’è, purtroppo, altro che doping. Ma lui ce l’ha già fatta una volta, ne verrà fuori ancora. E lo chiameremo Fort Ace.

[Foto: it.eurosport.yahoo.com]

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