Guai per Dozhd, la tv indipendente oscurata in Russia

Tutto è cominciato con un sondaggio: Dozhd, emittente russa operativa via cavo, satellite e web, domenica scorsa aveva chiesto ai suoi telespettatori di esprimersi su un ipotetico esito alternativo dell’assedio di Leningrado (l’odierna San Pietroburgo), durante la seconda guerra mondiale. Purtroppo l’idea non è piaciuta affatto alle autorità: l’emittente in questione è stata oscurata da tre dei principali operatori di trasmissioni via cavo e satellite in Russia.

Domenica scorsa, vigilia del settantesimo anniversario della fine dell’assedio tedesco di Leningrado, Dozhd ha pensato di raccogliere il parere dei russi su quanto sia stato producente resistere ad oltranza all’assedio nazista o se, onde evitare la perdita di oltre un milione di soldati, non sarebbe stato meglio desistere. Una domanda stimolante per un popolo da sempre abituato a considerare quella resistenza come un fiore all’occhiello della storia russa.

La questione invece ha scatenato vive proteste da parte di chi ha temuto che una simile riflessione avrebbe finito con il mettere in discussione i più alti valori della resistenza Russa. I vertici governativi e i maggiori operatori televisivi hanno chiesto la chiusura del canale proprio perché il dubbio sollevato lede la memoria di milioni di patrioti che hanno combattuto per scongiurare il pericolo nazista. Dozhd è stata accusata di aver “incitato all’odio” migliaia di telespettatori.

In realtà, i telespettatori in questione sembrano adirati più per il tentativo di mettere a tacere una delle pochissime fonti di informazione non allineate con il governo. Fu Dozhd infatti a mandare in onda le immagini della protesta anti-governativa, nel 2012, e durante le ultime elezioni presidenziali si era schierata al fianco dell’opposizione a Putin. Davanti a circa quattordici milioni di spettatori, Dozhd è sempre stata un baluardo dell’informazione libera in Russia.

Certamente, da che mondo è mondo, instillare il dubbio nella coscienza di una popolazione non è mai un’operazione priva di rischi: ma fino a che punto ciò giustifichi la rimozione di un’emittente dalle televisioni nazionali, è controverso. “Se tolleriamo questo tipo di sondaggi – ha spiegato invece il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitri Peskov assisteremo all’inizio dell’erosione della nazione“.

Il problema è che già il mese scorso era stata chiusa l’agenzia di stampa “Ria-Novosti“, soppiantata da un organo più compiacente verso il governo di Putin; ora sembra essere la volta di Dozhd. Natalya Sindeyeva, fondatrice dell’emittente, ha spiegato di essere stata costretta a correre ai ripari quando, mercoledì scorso, un paio di funzionari presidenziali le hanno ingiunto di rimuovere il sondaggio. Davanti a quest’ennesimo episodio, la protesta ha fatto in tempo a dilagare su internet e sui social, dove la popolazione non ha intenzione di perdere anche l’ultima garanzia di obiettività.

Fortunatamente, per il momento il rischio chiusura sembrerebbe scongiurato. È arrivata però una lettera dal regolatore pubblico secondo cui Dozhd avrebbe “violato la legge“, anche se ancora non ci sono gli estremi per la chiusura definitiva del canale. L’avvertimento è molto chiaro, ma Mikhail Zygar, direttore di Dozhd, ribatte prontamente: “sono certo che non abbiamo violato la legge e non volevamo offendere nessuno”, afferma, e passa subito al contrattacco: si prevede infatti una maratona televisiva dal titolo “amare la Patria“, in cui il significato del concetto verrà analizzato minuziosamente. I toni sembrano quelli di una sfida: “non vogliamo che il termine ‘patriottismo’ venga monopolizzato. Non vogliamo che questo sia confuso con la lealtà al potere”, dichiara Zygar.

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