Il paradigma che cambia le cose, l’Internet of Things

Ecco il paradigma sulla bocca di tutti: Internet degli Oggetti o IoT, dall’acronimo inglese Internet of Things, neologismo che rappresenta l’effettiva estensione di internet al mondo concreto di oggetti e luoghi.

Nel 2011 è nato l’Osservatorio Internet of Things dalla forte esperienza acquisita dagli Osservatori ICT & Management su tecnologie e applicazioni correlate all’Internet of Things, come il RFId Solution Center, l’Osservatorio RFId, l’Osservatorio Mobile & Wireless Business, il Mobile Payment & Commerce insieme ad altri. Il tutto pensato per rispondere al crescente interesse di aziende, privati e corporation per indagare sulle potenzialità dell’Internet of Things in un contesto caratterizzato da una poca chiarezza sullo stato dell’arte delle applicazioni, sui benefici abilitati e sull’evoluzione attesa del mercato.

Sta diventando sempre più diffuso il concetto che gli oggetti, i luoghi, tutti gli elementi concreti stiano diventando sempre più “intelligenti” e che magari nel tempo avranno anche coscienza di sè, oltre ad essere capaci di migliorarci la vita come già fanno oggi grazie alle applicazioni internet. Esempi banali come gli ascensori silenziosi e velocissimi, le automobili in grado di riconoscere le emozioni del guidatore, i frigoriferi capaci di avvertirci su quali alimenti scarseggiano al suo interno, le macchinette da caffè che si azionano ad uno sciocco di dita, rappresentano la realtà che sta per avverarsi e non qualche film di fantascienza.

Ma un mondo in cui le cose si controllano a distanza esiste già, basta pensare ai droni: nel 2013 gli oggetti in Italia connessi tramite rete cellulare erano 6 milioni, il 20% in più rispetto al 2012, rappresentando una crescita a doppia cifra che aumenta inesorabilmente.
Le In del momento sono le Smart Car, ossia le automobili intelligenti che rappresentano il 47% del totale, alcune delle quali presentate anche al CES di Las Vegas. Insieme a queste si stanno evolvendo anche i contratti assicurativi che permettono alle compagnie di ottenere statistiche sul comportamento di guida e in base alla media di vizi e virtù, grazie a GPS, geolocalizzatori e “spie varie”, proponendo così polizze su misura del guidatore.

In seconda posizione troviamo le applicazioni per la nostra beneamata casa: comandare il riscaldamento, il livello di dispersione elettrica o altri fattori da remoto è alla portata di tutti.
Dalle case si passa agli uffici dove sta diventando possibile comandare le famose macchinette per caffè e biscotti che troviamo in quasi tutti gli ambienti lavorativi, cioè le gambling machine: sarà possibile conoscere quante merendine sono rimaste nel distributore, evitando così che l’addetto passi inutilmente da quelle che sono ancora piene.

La ricerca dell’Osservatorio Internet of Things ha preso in esame 116 città (51 in Italia, 65 all’estero) insieme a ben 258 applicazioni tecnologie utilizzate: dall’illuminazione pubblica, alla raccolta dei rifiuti fino ad alcuni servizi ad personam.

Nonostante l’Italia sia rimasta indietro rispetto a molti altri paesi, è tra i maggiori produttori al mondo di applicazioni per “cose intelligenti” anche se le aziende preferiscono investire in ambiti più remunerativi e le risorse pubbliche adeguate a questo capitolo al momento scarseggino.

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