Torino, minacce di morte dei Noa ai dirigenti della Tav

Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Sono questi i nomi delle persone arrestate il 9 dicembre con l’accusa di aver assaltato il cantiere Tav di Chiomonte, che interessa la costruzione di un’importante galleria ferroviaria.

Il messaggio, diffuso anche attraverso il sito di Wu Ming, il collettivo di scrittori provenienti dalla sezione bolognese del Luther Blissett Project, spiega che in realtà, è stato danneggiato un solo compressore e non c’è nessun ferito. Questi ragazzi sono però in arresto per terrorismo, in quanto le presunte azioni avrebbero potuto creare panico nella popolazione ed un danno d’immagine non indifferente all’intero Paese.
Per danno d’immagine s’intende che l’accusa si basa sulla potenzialità di quei comportamenti ma, dal momento che nel nostro ordinamento non è presente il reato di terrorismo colposo, l’imputazione è quella gravissima di terrorismo vero e volontario.
I ragazzi giudicati terroristi per un danno d’immagine, stanno dunque scontando le stesse identiche e pesanti pene di chi ha ucciso davvero e con intenzione.

Il reato di terrorismo, poi, implica la detenzione in un carcere di alta sicurezza con isolamento, due ore d’aria al giorno e solo quattro ore di colloqui al mese, e anche le lettere che scrivono per i proprio familiari sono controllatissime e spesso non vengono nemmeno inviate.
I Valsusini continuano a scrivere ininterrottamente nei loro siti che l’accusa è ingiusta perché i ragazzi volevano difendere la vita del territorio, e non terrorizzarne gli abitanti. Per loro un compressore incendiato non è poi così grave.

Ieri mattina, intanto, è arrivato all’Ansa di Torino un documento di tre pagine firmato dai Nuclei Operativi Armati (NOA), che annuncia la lotta armata di liberazione contro la Tav da parte di un “tribunale rivoluzionario” che condanna a morte immediata le persone ritenute responsabili della repressione in atto verso il movimento no tav.

Le minacce nei confronti dei dirigenti che lavorano alla Tav e al personale delle forze dell’ordine, presenti nel documento, sono ora nelle mani degli investigatori e il pubblico ministero ha spiegato che «Questo non è un fatto isolato. Il documento con le condanne a morte fa parte di una strategia più complessiva», che servirebbe ad uscire da una situazione di stallo proprio in seguito agli arresti dei quattro attivisti.

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