Pubblicità ingannevoli, tra aziende bugiarde e consumatori disinformati

Negli ultimi mesi molte aziende sono state condannate per aver creato e diffuso «pubblicità che in qualunque modo, compresa la sua presentazione, ha indotto in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è stata rivolta o che ha raggiunto».
Riporta inoltre un comunicato Anti-trust che «il carattere ingannevole degli spot pregiudica il comportamento economico del consumatore, creando un immotivato conflitto d’interesse con il proprio concorrente»: per tutti questi motivi, l’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è stato confermato come l’organo incaricato di tutelare il consumatore contro messaggi promozionali ingannevoli, il quale viene colpito continuamente da messaggi pubblicitari di dubbia veridicità.

Questo accade purtroppo veramente troppo spesso: stando alle ultime denunce pubbliche, già solo in Italia i casi di concorrenza sleale, in questo senso, sono stati numerosi negli ultimi anni.

La co-produttrice delle acque minerali Uliveto e Rocchetta è per esempio l’azienda più colpita da sanzioni disciplinari. L’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dopo numerose analisi in laboratorio, ha dimostrato che il liquido contenuto nelle bottiglie è semplice acqua minerale «le indicazioni salutistiche sono improprie ed abusate» dichiarano annualmente le sentenze dei tribunali. Un altro esempio è la multa alla Federazione Italiana Medici di Famiglia che per anni ha dato il proprio logo per avvalorare la falsa verità. I manager di Uliveto e Rocchetta ignorano il decreto, infatti, continuando a reclamizzare i loro prodotti come “acque della salute”.

Il Comitato di controllo del Giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha colpito anche la Procter & Gamble per lo spot del Dash poiché analisi di laboratorio hanno dimostrato che «non esiste una superiorità del loro prodotto in termini di caratteristiche ed efficacia». I dirigenti dell’azienda sembrano ignorare questa sentenza, come si può vedere dalle ultime pubblicità. Henkel, invece, sta rendendo pubblica la sentenza attraverso la stampa, per rilanciare il Dixan.

L’Autorithy per la tutela del consumatore ha multato anche la Perfetti Van Melle. I prodotti incriminati sono i chewing gum Happydent white complete, Vivident Xylit, Daygum Protex, Daygum XP e Mentos pure white. Gli spot, attraverso l’uso d’immagini legate all’ambito medico-odontoiatrico presentano «i prodotti come idonei a garantire un perfetto igiene orale e dentale» spiega la sentenza «La continua associazione a spazzolino e dentifricio illudono il consumatore di trovare nel prodotto un valido sostituto».

La Red Bull è un’altra società entrata in tribunale fin dalle sua comparsa sul mercato e ancora non è riuscita a volare via dall’aula. «La pubblicità presenta la bibita come un prodotto morigeratamente eccitante e trasgressivo» è stato dichiarato dall’ autorità Garante della Concorrenza e del Mercato «La Red Bull, invece, è solo una bevanda zuccherata con un quantitativo di caffeina pari a quello di un caffé». In questi giorni la casa è stata nuovamente accusata per la diffusione di un tweet che ritrae un astuccio semi aperto con all’interno la bibita in lattina e una frase: “Quello che non deve mai mancare nel tuo astuccio per superare la sessione di esami”.

Quasi quotidianamente le associazioni per la tutela dei consumatori denunciano aziende che si avvalgono di pubblicità ingannevole ma l’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non sempre riesce a sanzionare queste imprese poiché, come è stato dichiarato «il Governo italiano non ha ancora creato una legislazione precisa in materia».

Come il consumatore possa e debba difendersi, all’interno di questa panoramica, invece sembra essere relegato alla sua iniziativa, attraverso la sua capacità di accedere ad informazioni precise oppure attraverso associazioni di categoria.

[Tutti i dati contenuti in questo articolo sono stati presi da: www.ilfattoalimentare.it].

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