New York, una perdita di gas dietro l’esplosione ad Harlem

Erano le 9.30, in Italia le 14.30, quando una forte esplosione si è verificata a Harlem, all’altezza di Park Avenue e all’angolo con la 116esima strada, zona chiamata El Barrio per l’alto numero di latinoamericani che la popola, specialmente portoricani. Lo spettro dell’11 settembre a New York aleggia in un primo momento, probabilmente nella mente di molti newyorkesi che avvertono l’esplosione, ma quasi subito è chiaro alle autorità che si tratti di una fuga di gas.

Sono due gli edifici colpiti che comunicavano con una parete in comune: ai piani inferiori una chiesa della comunità ispanica e un negozio di restauro di pianoforti. Pochi minuti prima era arrivata una segnalazione alla compagnia che fornisce la metropoli di gas, la ConEdison, poi l’esplosione che ha fatto infrangere vetri di numerose abitazioni confinanti. Gli edifici in questione erano molto vecchi, si parla degli anni Trenta.

250 vigili del fuoco stanno tentando di domare e placare le fiamme, anche se il fumo denso rende difficili le operazioni di salvataggio dei molti che ancora potrebbero essere sotto le macerie. Il sindaco Bill de Blasio, accorso sul posto, ha rassicurato i cittadini circa il pericolo terrorismo ed elogiato i soccorsi: tra la chiamata di emergenza e l’arrivo di essi infatti, sono intercorsi due minuti.

Tutte le misure di sicurezza sono state prese secondo i piani e sul luogo sono comunque accorse le forze speciali degli artificieri. Proprio a due passi dagli edifici corrono i binari della Metro North che collega i luoghi dell’hinterland con la stazione di Grand Central. I detriti arrivati fino ai binari hanno impedito il normale traffico che ancora non è stato ripristinato. I pompieri rassicurano ma confessano che le condizioni degli edifici sono molto precarie.

Il bilancio riporta due vittime, entrambe donne, 18 feriti di cui quattro gravi e un indefinito numero di dispersi che potrebbero nascondersi sotto le macerie.

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