First Playable Fund, il bonus videogiochi nel decreto rilancio

Il bonus videogame è citato nel decreto rilancio come “First Playable Fund” e sarà istituito a sostegno del mercato italiano dei videogiochi.

Nelle bozze del testo del decreto legge approvato nelle ore scorse dal governo, diffuse dalla stampa nazionale, sono presenti numerosi interventi in aiuto alle imprese. L’obiettivo principale è quello di contrastare e limitare gli effetti rovinosi dell’emergenza coronavirus, sia per le famiglie che per le aziende. È previsto uno stanziamento complessivo di 55 miliardi di euro, contando qualsiasi bonus, sgravio e agevolazione concessi ai cittadini e ai lavoratori.

All’interno del testo del decreto è presente inoltre un riferimento oggi ripreso e citato da diversi siti di news che si occupano di videogiochi e tecnologia. È il cosiddetto “First Playable Fund”. Secondo il governo anche il settore dei videogiochi richiede interventi di sostegno, che prendono peraltro spunto da iniziative analoghe avviate anche in altri paesi. Il fondo ad hoc istituito dalla Germania nel 2019, il “Computerspieleförderung des Bundes”, prevedeva lo stanziamento di circa 50 milioni di euro. E 4 milioni di euro sono quelli che mediamente la Francia investe ogni anno su una quarantina di progetti.

Con il “First Playable Fund” l’Italia potrebbe quindi inserirsi nello stesso solco tracciato da altri paesi. Incentiverebbe la circolazione di denaro e di conseguenza i consumi in un mercato nazionale dei videogiochi in cui i prodotti italiani rappresentano soltanto il 3,7 per cento del totale, si legge nella bozza del decreto. Gli aiuti di Stato alle imprese avranno quindi anche una voce specifica destinata all’industria dei videogiochi.

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A chi è rivolto il bonus videogiochi nel decreto rilancio

First Playable Fund bonus videogiochi
(Pixabay)

L’istituzione del “First Playable Fund”, il bonus videogiochi previsto dal decreto rilancio, sarà direttamente opera del Ministero dello Sviluppo economico. Sarà destinato all’intrattenimento digitale e prevede un fondo iniziale di 4 milioni di euro per il 2020. Il sostegno studiato per le software house italiane, nelle intenzioni del Ministero, dovrebbe riversarsi su tutta la catena della filiera. E a beneficiare del sostegno sarebbero tutti gli addetti e i professionisti che lavorano nel settore, dai programmatori ai grafici, fino ai traduttori e ai doppiatori.

Il nome scelto nel decreto fa riferimento a un’espressione anglosassone (first playable) che definisce la prima versione giocabile di un videogame, ossia il prototipo. È il gioco che in genere le software house sottopongono alla valutazione degli investitori privati. Questi poi, in caso di approvazione e gradimento, sostengono i finanziamenti necessari per la produzione e distribuzione su larga scala.

Il bonus videogiochi servirà a sostenere le aziende produttrici italiane fin dalla fase iniziale di ideazione e progettazione del gioco. Si tratta di un momento che generalmente non gode di adeguate coperture finanziarie, e quindi diverse imprese – circa l’88 per cento di quelle italiane – finiscono per fare ricorso all’autofinanziamento. Se poi il progetto non si concretizza e non porta a una produzione vera e propria, l’azienda non rientra neppure nei costi iniziali.

Cos’è il “First Playable Fund” e come richiederlo

videogiochi bonus decreto
(Piqsels)

Il fondo a sostegno delle aziende italiane operanti nel settore dei videogiochi permetterà l’erogazione di un contributo a fondo perduto. L’importo sarà stabilito nella misura del 50 per cento delle spese ammissibili per la realizzazione del prototipo, per una somma massima compresa tra 10 mila e 200 mila euro a prototipo. Rientrano nei costi da considerare quelli sostenuti durante le fasi di concezione e pre-produzione del videogame, si legge nei commi 15 e 16 della bozza del testo.

Tra le voci di costo più significative per un’impresa di videogiochi ci sono solitamente il personale aziendale, le licenze del software e dell’hardware utilizzati, e anche le commissioni esterne. Una condizione posta dal decreto è che il prodotto finale sia comunque destinato alla distribuzione commerciale e alla vendita al pubblico. Non sono quindi previsti sostegni per iniziative di sviluppo di prototipi destinati a committenti pubblici o privati.

Le modalità per richiedere accesso al fondo non sono ancora state chiarite. Il Ministero dello Sviluppo economico le definirà in un futuro decreto attuativo successivo al decreto rilancio, chiarendo al contempo le modalità di erogazione, di verifica dei requisiti e di rendicontazione delle spese ammissibili.

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