Coronavirus, a Londra addio tamponi: i cani trovano i positivi

Altra novità in tema di coronavirus: a Londra arriva il finanziamento per il progetto sui cani che danno la caccia ai positivi

Cani che identificano i positivi al coronavirus. E’ questo il rivoluzionario progetto che è stato finanziato dal governo britannico. Cinquecentomila sterline per addestrare i cani a riconoscere i malati di Covid-19. E l’ultima bizzarra idea che arriva da Londra, anche se in realtà non è così strampalata come appare ad una prima lettura. Già, perché una cosa simile accade già per i malati di Parkinson e anche di cancro. La spiegazione scientifica è molto semplice: i cani hanno la capacità di riconoscere le patologie su base biologica.

Già accade, come spiegato anche dal ministro dell’Innovazione inglese Bethell, per alcuni tipi di tumore e quindi c’è la speranza che possa ripetersi anche per il Covid-19.  L’esperimento è portato avanti dagli scienziati della London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM) e potrebbe portare ad una vera e propria svolta nella lotta al coronavirus.

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Coronavirus, i cani che scovano i positivi: addio tamponi

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Un cane (Foto di Karen Arnold da Pixabay)

I cani che individuano i positivi al coronavirus, infatti, rappresenterebbero un’alternativa molto più veloce, economica e meno invasiva dei tamponi. Secondo i ricercatori, gli animali potrebbero arrivare a riconoscere anche i positivi non sintomatici ed analizzare circa 250 persone ogni ora. Così sarebbe possibile utilizzarli, ad esempio, in luogo generalmente molto affollati e a rischio come gli aeroporti.

Inizialmente, il progetto prevede l’addestramento di sei cani per distinguere i contagiati dal Covid-19 e chi non lo è. La sperimentazione prevede anche un controllo in laboratorio: ai cani verranno presentati dei campioni per valutare se realmente riescono a distinguere chi è positivo da chi non lo è. Se i risultati saranno incoraggianti, il progetto potrebbe essere allargato, con i cani che potrebbero rivelarsi degli alleati importanti nella lotta al coronavirus.

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