Roma, maledizione crociati: tutti i calciatori KO (sono tantissimi)

Roma, è una vera e propria maledizione crociati: i calciatori finiti sotto i ferri per i legamenti ko. Lista lunghissima, cosa succede a Trigoria?

In casa Roma è una vera e propria maledizione crociati. Nicolò Zaniolo è solo l’ultimo di una lunghissima lista che nelle ultime sei stagioni è costata punti e sangue in casa giallorossa. Sono ben 19 i legamenti crociati saltati in questo periodo di tempo, divisi in 16 calciatori tra Prima squadra e Primavera, perché tre di questi hanno anche fatto il bis. Proprio come Zaniolo. E poco importa se il gioiello si sia infortunato in Nazionale; di base restano i numeri allarmanti di una situazione su cui la nuova proprietà dovrà intervenire anche rapidamente. Il primo, suo malgrado, ad aprire questa sorta di catena fu Strootman nel marzo 2014; l’olandese, da quel ko, non si è mai più veramente ripreso, diventando quasi un ex calciatore. Dopo di lui i giovani Capradossi, Ponce e Nura nella stagione 2015/2016 conclusasi con il crac di Rudiger.

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Roma, ecatombe crociati: la lista. Come correre ai ripari?

Roma, maledizione crociati: tutti i calciatori KO (sono tantissimi)
Il centro sportivo di Trigoria (Getty images)

Nell’annata 2016/2017 Mario Rui e due volte Florenzi (ottobre e febbraio) oltre al giovane Palmieri mentre in quella successiva Pellegrini e Karsdorp ma anche il giovane Tumminello. Tra il 2018 ed il 2020, poi, finiti sotto i ferri i primavera Calafiori, Bouah (due volte) e Bianda oltre a Zappacosta e, naturalmente, Zaniolo. Già, ma quali sono le cause? Solo sfortuna? Come principali responsabili furono incolpati i campi di allenamento del centro sportivo, considerati troppo duri dal punto di vista del terreno e con un’erba di scarsa qualità. Nel settembre 2019, però, è stata effettuata la rizollatura, proprio per mettere la parola fine a questa situazione. Risultato? Crac di Zappacosta e Zaniolo. Nel frattempo da Trigoria sono passati diversi staff tecnici, compreso preparatori atletici che, quindi, non possono essere la causa. Ed ora i dirigenti s’interrogano di nuovo, consapevoli di avere, tra le mani, una situazione più complicata del cubo di Rubik.

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