La conferenza stampa di ieri di Giuseppe Conte ha portato dietro di sé un gran numero di polemiche. L’individuazione delle zone rosse e gli status assegnati restano un tema molto scottante
Non si placano le polemiche in Italia sull’individuazione delle zone rosse da parte del Governo. Come ha spiegato ieri Giuseppe Conte, l’intera Nazione è stata divisa in tre diversi “colori”, in base all’individuazione e all’interpretazione di dati sanitari ben precisi: giallo, arancione e rosso. In Italia non ci sono attualmente zone verdi. I dati in questione sono per giunta oggettivi e sono incrociati tra loro, in modo da garantire l’affidabilità maggiore possibile. Il buonsenso nelle determinazioni finali è una componente da considerare, come anche il rapporto tra Governo, istituzioni sanitari e Regioni. Ma proprio i Presidenti di Regione hanno mosso forti polemiche nelle ultime ore per via delle zone rosse e arancioni assegnate. Molti di questi come la Calabria (zona rossa) e la Sicilia (zona arancione) sottolineano di avere un indice Rt più basso di altri territori eppure uno status peggiore e restrizioni più stringenti.
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Zone rosse, parla Rezza: indice Rt e terapie intensive da monitorare
Gianni Rezza ha fatto il punto della situazione in una conferenza stampa per il Ministero della Salute. Il direttore Prevenzione spiega i criteri per la scelta dei colori delle regioni in Italia, come riporta SkyTg24: “Se c’è una regione che ha all’apparenza meno casi, ma di contro un’alta occupazione delle terapie intensive, è un territorio in sofferenza. Sono dati che vanno interpretati nella loro interezza. Dopo 14 giorni ci potrà essere una descalation per le regioni e altre invece potrebbero diventare rosse se la situazione dovesse mutare. Inoltre il sistema non è così rigido: c’è la possibilità, infatti, di introdurre delle zone rosse anche in una regione che non è rossa”.
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