Revenge porn, la direttrice la licenzia dopo le foto hot: condanna in arrivo

L’insegnante di Torino vittima di Revenge Porn potrebbe vedere il riconoscimento della sua ingiustizia: chiesta condanna per la direttrice che la licenziò

Pc cellulare revenge porn
Revenge Porn – Pc (gettyimages)

E’ uno dei reati più beceri e, purtroppo, in voga il Revenge Porn. E’ incluso dal luglio 2019 all’interno del Codice Rosso, la nuova sezione del codice penale che punisce tutti i crimini a sfondo sessuale, dalla violenza vera e propria alla diffusione di materiale intimo senza il consenso della protagonista fino al sexting ed all’hackeraggio di cloud o spazi di condivisione.

Si tratta di un reato penale che prevede una pena da uno a sei anni di reclusione, eppure ciò non scoraggia gli autori di questi misfatti a continuare imperterriti. Uno dei casi più recenti è quello legata all’insegnante di Torino; il suo ex fidanzato pubblicò in una chat foto e video intimi, con una condivisione avvenuta, poi, in larga scala.

File finiti anche nei cellulari dei genitori dei suoi alunni e della preside dell’istituto in cui lavorava che, di fatto, le impose le dimissioni. La ragazza è ad oggi ancora disoccupata dopo aver lasciato l’asilo nido, ed al centro di una situazione che non accenna a scemare. E’ stata al centro di “una gogna scolastica”, come emerso dalle indagini.

Revenge Porn le richieste del magistrato

revenge porn - Aula tribunale
Aula tribunale (Getty Images)

Da qui la richiesta del magistrato di due condanne quasi esemplari; 12 mesi per la mamma di una alunna che ha condiviso ulteriormente quei file e 14 mesi per la direttrice della scuola in cui lavorava proprio perché l’ha licenziata. Diffamazione, violenza privata e diffusione indebita di immagini i capi d’imputazione.

La gogna nei confronti dell’insegnante si era materializzata in una riunione con le sue colleghe; la direttrice, ai microfoni di Repubblica, si è difesa spiegando di aver chiesto agli altri insegnanti se erano a conoscenza dei video solo dopo le negazioni della vittima.

Una decisione, quella di licenziare la donna, dovuta soprattutto al timore del ritiro da parte dei genitori dei rispettivi figli dall’asilo nido. Una situazione che, di fatto, le avrebbe poi impedito di avere le risorse sufficienti per pagare gli insegnanti, secondo la tesi della direttrice. Una situazione che si sarebbe potuta concretizzare considerate le perplessità degli stessi.

Impostazioni privacy