Simpson, arrivano le accuse di razzismo: la reazione del doppiatore

Dopo le accuse di razzismo che hanno coinvolto Michelle Hunziker e Gerry Scotti, ora anche il mondo dei Simpson finisce sotto la lente d’ingrandimento

Apu dei Simpson
Il personaggio Apu in una scena dei Simpson (fonte: Instagram)

In molti accusano il politically correct di aver ucciso l’ironia, altri invece sono concordi sul fatto che un certo tipo di sarcasmo sfoci nel razzismo. Sono finiti in questo vortice di accuse, qualche giorno fa, Michelle Hunziker e Gerry Scotti che, al timone di Striscia la Notizia, hanno imitato i cinesi tirandosi gli occhi a simulare lo sguardo a mandorla tipico delle etnie orientali. Hanno dovuto scusarsi in pubblico e hanno ammesso di aver persino ricevuto minacce di morte.

Ora, è tornato a parlare dell’argomento “stereotipi” l’ex doppiatore del personaggio di Apu, il titolare del supermarket indiano dei Simpson, Hank Azaria. L’uomo si dimise l’anno scorso dopo aver prestato la sua voce al personaggio per più di 30 anni. Il motivo del passo indietro furono proprio le dure critiche ricevute per il modo in cui aveva interpretato Apu, contribuendo a creare un’immagine stereotipata della comunità indiana. Ieri, nel corso di un’intervista, Azaria è tornato sull’argomento, scusandosi.

Il doppiatore di Apu dei Simpson chiede scusa dopo le accuse di razzismo

Hank Azaria si è detto molto rammaricato e ha chiesto scusa a tutti gli indiani per aver contribuito a creare atteggiamenti razzisti nei loro confronti. Sul fortunato cartone animato ha poi espresso delle riserve: “I Simpson hanno buone intenzioni, ma non si può negare che abbiano contribuito alla creazione di un razzismo strutturale negli Usa”. All’inizio non pensava che la sua interpretazione di Apu avesse potuto portare a conseguenza così negative. La polemica è montata soprattutto dopo la diffusione negli States, nel 2017, del documentario “The problem with Apu” in cui vengono proprio elencati tutti gli stereotipi che gli occidentali usano per indicare le comunità asiatiche.

“Non mi ero reso conto di quanto fossi fortunato a essere un ragazzo bianco cresciuto nel Queens” è stato il suo commento finale.

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