Verso resa dei conti dentro la Cgil

Ciò che è successo in questi giorni nel sindacato della Cgil è qualcosa le cui conseguenze saranno nel lungo periodo visibili a livello politico ed economico (quest’ultimo, da un punto di vista della tipologia contrattuale e relazionale con le imprese).

Lo scontro in atto tra Fiom e la confederazione non è questione di pura dialettica interna a un sindacato, ma il riflesso di una differenza sempre più ideologica, che è esplosa persino in un sindacato radicale come la Cgil, costretto a confrontarsi con sfide impostegli da un mutamento radicale nella contrattazione proposta da Marchionne.

Fino ad oggi, il mancato confronto con lo spirito riformista, o riformatore che si voglia, della Cgil si teneva in piedi, grazie alla centralizzazione dei modelli contrattuali, come usciti dal famoso accordo Ciampi del ’93, che assegnava alle sigle sindacali un ruolo più politico che di gestione concreta di ciascun caso aziendale. Ciò ha garantito alla Cgil, sindacato di sinistra e molto ideologico, di potere applicare schemi datati e parole d’ordine tipici degli anni ’70, prescindendo dalle condizioni di fatto del singolo stabilimento.

La decisione di Marchionne di giocare una partita per conto proprio, fuori da Confindustria e dai suoi schemi centralistici, ha messo la Cgil davanti alla realtà, ponendo al sindacato questioni di responsabilità e di aderenza alla realtà produttiva dello stabilimento, che ha fatto sciogliere come neve al sole ogni coltre ideologica che si era sedimentata per decenni, all’interno del mondo sindacale di sinistra.

La sfida Cgil-Fiom, pertanto, è un duello, in cui in gioco sarà la vittoria della linea di pragmatismo, per quanto possibile in questa Cgil, capeggiata dalla Camusso e la linea dello scontro ideologico, sostenuta dalla Fiom di Landini-Cremaschi e da un mondo di sinistra radicale, politicamente vicino a Vendola-Ferrero, che con scarsi numeri (nella Cgil contano solo per il 6% degli iscritti), ma con tanto clamore e rumore, potrebbero imporsi e determinare l’allontanamento definitivo della confederazione dall’alveo del sindacato negoziatore, per rifugiarsi in un più facile mondo idelogico estremista e radicale, ma senza dare risposta alcuna alle esigenze di rappresentanza degli interessi concreti dei lavoratori italiani.

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