Federalismo fiscale, trattativa con i Comuni assetati di tasse

Il decreto attuativo del federalismo fiscale dovrebbe a breve comportare l’effettiva maggiore autonomia degli enti locali, in materia fiscale, con la possibilità di gestire quote di entrate maggiori e, quindi, di assumersi maggiori responsabilità in termini di corresponsione di beni e servizi verso il cittadino.

La trattativa che il governo ha intavolato con l’ANCI, l’associazione che raggruppa gli oltre 8 mila comuni italiani, non è semplice e scevra di rischi, con gli enti locali che rivendicano sempre più la loro quota nella suddivisione delle entrate fiscali.

Uno dei punti più sensibili è quello che riguarda lo sblocco delle aliquote Irpef. Il governo, in una sua bozza, prevederebbe la possibilità per i comuni di sbloccare le aliquote addizionali sul reddito, ma con limitazioni. Potrebbero, ad esempio, provvedere a un incremento dello 0,2%, qualora le aliquote ad oggi applicate risultassero inferiori allo 0,4%, nei primi due anni. C’è inoltre la facoltà per i comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, di sbloccare “retroattivamente” le aliquote al 2010, se i sindaci approvassero le delibere relative entro il 31 marzo del 2011. In più, sarà possibile applicare addizionali differenziate a seconda degli scaglioni di reddito.

I comuni o le unioni di comuni che rientrano negli elenchi delle località turistiche potranno introdurre una tassa di soggiorno. Prevista la possibilità di introdurre tasse di scopo, legate a una qualche corresponsione diretta di benefici per il cittadino, in termini di offerta di beni o servizi.

Ma con la speranza che il federalismno fiscale non si risolva, a trattativa conclusa, nell’ennesima manovra sporca degli enti locali, per aumentare le tasse sui contribuenti. Il chè sarebbe del tutto inaccettabile.

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