Cina, inflazione gennaio a 4,9%

Gli ultimi dati sull’inflazione cinese a gennaio mostrano un incremento dell’indice dei prezzi del 4,9% sullo stesso mese del 2010, ma tutto sommato sotto la soglia del 5%, che gli analisti di Pechino prevedevano sarebbe stata superata.

Certo, il tasso rimane molto alto e le previsioni sono di una permanenza almeno su questi livelli per parecchi mesi, a causa di alcuni fondamentali. Primo, la crescita dei prezzi dei beni alimentari, oltre che dei costi energetici, a livello internazionale, che si riversa negativamenti sia sui prezzi alla produzione, per la componente energetica, in particolare, sia sui consumi direttamente; un’analisi che la stessa JP Morgan effettua, attraverso il suo funzionario in Cina, Ulrich.

Secondo fattore, la domanda. In conseguenza dell’elevata crescita del reddito interno, la domanda privata aumenta, spingendo i prezzi al rialzo. 

Questi due fattori, se coniugati con l’abbondante crescita della liquidità monetaria, conseguenza di un aumento continuo dell’export, non controbilanciato dai meccanismi di riequilibrio dei mercati, a causa del tasso di cambio fisso, comporta una spinta inflazionistica, che la Cina dovrù cercare di correggere con una politica monetaria restrittiva, per i prossimi mesi.

Sono, infatti, previsti ulteriori aumenti del tasso di interesse sui depositi e sui prestiti; almeno due ritocchi verso l’alto, pronostica JP Morgan, entro l’anno.

La borsa di Tokyo, tuttavia, chiude in rialzo, dopo la pubblicazione dei dati cinesi sull’inflazione, inferiore alle previsioni, poichè diminuiscono i timori di una manovra fortemente restrittiva.

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