Corre il petrolio dopo le tensioni in Nord Africa

Non si arresta la corsa delle quotazioni del petrolio al barile, dopo l’espandersi delle tensioni a macchia d’olio nel mondo arabo. Il Brent a Londra supera i 104 dollari al barile, mentre il greggio si avvicina a quota 90 dollari al barile.

IL motivo della corsa dei prezzi è determinato, in realtà, anche al riaffacciarsi della speculazione sulle commodities, dopo un biennio di relativa quiete, dovuta alla ripresa in atto negli USA e in Europa, che incoraggia a scommettere sulla domanda futura e sui prezzi.

Ma per il petrolio il discorso sta diventando drammaticamente più serio, perchè c’è chi teme un altro effetto Kippur, come nel 1973, quando gli stati arabi decisero di punire l’Occidente, abbassando i livelli di produzione e facendo lievitare i prezzi di ben quattro volte, per il suo appoggio a Israele, nella famosa guerra, appunto, del Kippur.

Oggi, non c’è una guerra del Kippur, ma c’è il rischio che il Canale di Suez possa essere chiuso al transito delle petroliere americane ed europee, causando un aumento spropositato dei costi di trasporto del greggio, dato che le navi, in alternativa, dovrebbero circumnavigare tutta l’Africa, per potere giungere ai mercati di destinazione. Un timore legato all’evolversi della situazione politica del dopo-Mubarak, in Egitto.

E la corsa del petrolio spinge gli operatori a rivedere al rialzo le stime dell’inflazione.

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