Tumore Ovarico una molecola indica il pericolo di ricomparsa

Il tumore all’ovaio è un pericoloso nemico del gentil sesso, che ogni anno colpisce 5 mila donne, e purtroppo  spesso con diagnosi tardiva e non preventiva. Questo tumore nel 75 % dei casi il che significa 3 su 4 scopre di avere il tumore dopo il manifestarsi di eventi che portano la lunga serie di analisi e controlli. Di questa percentuale i dati allarmanti indicano percentuali gravose come il 30% e il 40% delle donne colpite soccombe alla malattia, mentre il restante 60 % è data la possibilità di resistere alla sua aggressione per un periodo di circa 3 anni, durante i quali la qualità della vita si abbassa notevolmente.

Quando si scopre questa malattia con termini preventivi, ci sono notevoli possibilità di guarire completamente, percentuali anche dell’80% e 90 %, quando il tumore non si è ancora esteso e non è riuscito a danneggiare gravemente l’organismo della donna. Il professor Maurizio D’Incalci, ha asserito più volte che la prevenzione è importante, parchè scoprire il tumore all’ovaio nel primo stadio della sua comparsa, anche possibile diagnosticare se questo cancro possa ritornare e ripresentarsi alla vittima anche dopo averlo combattuto la prima volta.  

Il professore direttore del dipartimento Oncologico Mario Negri, ha dimostrato con una ricerca di natura italiana, che esiste una molecola denominata miR-200c, tramite la quale è possibile stabilire e prevedere se il cancro porta verso il soggetto interessato il pericolo che questo si rimanifesti.

Il ricercatore ha spiegato che questa molecola in base alle osservazioni effettuate sui soggetti studiati e monitorati, si comporta in maniera diversa dispetto alle altre molecole similari a lei, e cioè non producendo proteine necessarie importanti per l’organismo, ma che regola la funzionalità di altri agenti genetici, compresi quelli che sono colpevoli della crescita del tumore all’ovaio. Lo studio si è basato sul prelievo di campioni di tessuti che donne che presentavano la malattia al primo stadio.

I soggetti in esame sono stati 144 e dopo 9 anni di osservazione costante della loro condizione salutare, hanno potuto dedurre che nelle pazienti che avevano questo particolare gene, il tumore all’ovaio non era soggetto a ricomparire. Invece le pazienti che non avevano avuto questo gene, sono state soggette ad una ricaduta del tumore.

Il professore responsabile della ricerca, ha affermato quindi l’importanza della prevenzione e della rilevanza delle analisi che sono eseguite sulle pazienti con il rumore al primo stadio, in quanto è possibile identificare la terapia più adatta alla paziente, e inoltre aiutare con terapie più mirate e particolari aiutare quelle pazienti che non riscontrano di avere questo gene miR-c200c, durante le analisi effettuate al primo stadio del tumore all’ovaio.

Impostazioni privacy