Goldman, Arabia produce più dei numeri ufficiali

Un report di Goldman Sachs ha accusato l’Arabia Saudita di truccare i dati sul livello reale di produzione di petrolio. Secondo il colosso bancario americano, i sauditi avrebbero aumentato la produzione di un importo tra mezzo milione e un milione di barili al giorno, a partire dallo scorso novembre. Un dato che, se confermato, farebbe scendere il livello di riserve di barili al giorno di cui l’Arabia Sauidita gode.

Nelle scorse settimane, tuttavia, erano già giunte notizie su un incremento della produzione di greggio da parte dei sauditi, che avrebbero così compensato il calo di esportazioni di greggio da parte della Libia, pari a circa 750 mila barili al giorno.

I mercati non hanno avuto, nè in quel caso, nè ieri, alcuna reazione significativa alla divulgazione di questi dati. Ciò che, in effetti, emergerebbe è la spinta calmieratrice sui prezzi da parte dei monarchi sauditi, apprezzabile da questo punto di vista; sebbene, come spesso accade, quando si parla di numeri difformi tra quantum stabilito dall’Opec e produzione effettiva, ciò potrebbe essere al contempo una furbata dei sauditi, per potere vendere una maggiore quantità di petrolio ai maggiori prezzi di mercato.

Salta subito nell’occhio, quindi, che il rialzo dei prezzi del greggio non possono essere addebitati a una minore offerta, quanto semmai a una maggiore domanda a scopo precauzionale. Sperando che quando il quadro geo-politico dell’area mediterranea si schiarirà, il calo della domanda si ripercuota in un immediato calo dei prezzi, a parità di produzione.

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