La questione tunisina, con l’accordo annunciato da Berlusconi ma smentito da Tunisi, ma soprattutto la gestione degli immigrati giunti a Lampedusa, saranno i temi del dibattito politico dei prossimi giorni. E, alla vigilia dell’inizio del processo sul Caso Ruby, le opposizioni tornano, compatte, a chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Dopo la tregua sancita in occasione del voto sulla missione in Libia infatti, nella giornata di ieri tutti i partiti dell’opposizione hanno lanciato il proprio ultimatum a Berlusconi.
Se da un lato però, il Pd sceglie la strada delle elezioni anticipate, dall’altro l’Api e una buona parte dei democratici sperano invece in un Governo di transizione.
Più cauta la posizione del Terzo Polo e di Veltroni: “Il paese sta andando a rotoli, il governo non decide nulla” – sono state le parole dell’ex segretario del Pd che ha poi proseguito: “nello scenario attuale, con la guerra in Libia, l’inflazione e la grave crisi del Portogallo e Grecia, il voto non sarebbe una scelta giusta per il paese“.

Dando però uno sguardo ai numeri, sembra che le richieste dell’opposizione faticheranno a trovare interlocutori nell’attuale maggioranza.
Dopo la formazione del Movimento dei Responsabili infatti, Berlusconi punta ad ottenere almeno 330 deputati e comunque, già allo stato attuale, non c’è una compagine parlamentare in grado di sfiduciare il Governo.
Il gesto di La Russa e la battuta del Premier sull’accoglimento dei clandestini come “un atto dovuto” sono i temi dello scontro.
Dal canto suo, la maggioranza risponde con il neo Ministro Saverio Romano, esponente del Movimento dei Responsabili: “Ora che il governo ha numeri più consistenti e una maggioranza più forte e più ampia, non ha alcun senso che Casini e Bersani sparino contro il quartier generale sperando nel voto. Questa legislatura deve terminare a scadenza naturale“.