USA, per Obama ripresa passa per deficit

“Gli USA stabbo mostrando concreti segnali di forza”, è questa l’affermazione del Presidente Barack Obama, nei giorni scorsi, in risposta alla pubblicazione degli ultimi dati sulla disoccupazione, scesa all’8,8%, cioè di un punto percentuale in soli quattro mesi; una roba che non si vedeva dal 1984, continua Obama.

E, in effetti, la macchina produttiva americana sembra mettersi in moto e per quanto il livello di disoccupati sia ancora alto, pare che il ritmo con cui la ripresa USA li stia riassorbendo nel mercato del lavoro, avviene più velocemente del previsto.

Ma la polemica negli USA c’è  e lo fà notare lo stesso inquilino della Casa Bianca, quando conferma l’intenzione di proseguire la sua politica economica, così come è stata da quando si è insediato alla carica di Presidente, da inizio 2009, criticando la richiesta dei repubblicani, ora maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, per un taglio della spesa federale, dato un record di deficit sul pil ormai giunto al 10%.

Secondo Obama, parlare di tagli sarebbe la “vecchia politica di Washington”, che comprometterebbe la crescita. E oltre a ciò, c’è poi il capitolo della politica monetaria, criticata apertamente dai repubblicani, dato che gli USA ormai da oltre due anni applicano misure di tassi zero, per stimolare la ripresa, con il rischio che l’abbondante liquidità in circolazione generi inflazione, oltre che a una nuova ondata speculativa sui mercati e un tasso eccessivo di consumi drogati.

Ma il tandem Obama-Bernanke continua imperterrito, noncurante dei problemi del deficit e delle distorsioni in politica monetaria, ciò che Draghi ha di recente definito “squilibri globali”.

 

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