Verona: omicidio risolto dopo 17 anni

Dopo il caso dell’Olgiata, che ha visto apparire il nome reale di un colpevole a 20 anni dall’assassinio, è di queste ultime ore la notizia che anche un altro caso rimasto irrisolto per 17 anni potrebbe essere stato finalmente risolto. Gli esiti sono davvero drammatici e tristi. Si tratta dell’assassinio della signora Maria Armando, uccisa nel lontano 1994 a Montecchia di Corsara in provincia di Verona. Un omicidio cruento avvenuto con ventuno coltellate inferte violentemente e il corpo trafitto nelle parti intime con un manico di una scopa. Fu un caso che ai tempi fece molto clamore e destò molto turbamento nei cittadini per la violenza e la ferocia che gli assassini avevano dimostrato nei confronti della vittima.  Adesso gli sviluppi del caso, che è stato riaperto per volontà del PM Giulia Labia in seguito a delle intercettazioni ambientali, fa riemergere una tragica verità: sembra, infatti, che il delitto sia stato commesso dalle due figlie della donna con la complicità di tre amici, spinti da motivi economici.

Le fasi iniziali delle indagini portarono all’arresto del compagno della donna, che rimase in carcere per quattro mesi. L’uomo si era sempre proclamato innocente, ma all’epoca le indagini erano basate su un delitto passionale, anche in virtù dell’esecuzione finale che gli assassini avevano inferto alla vittima.  La riapertura delle indagini è scattata in seguito alla confessione del fidanzato di Alessandra, un’amica delle figlie della vittima. Il ragazzo, infatti, si era recato dalle forze dell’ordine e affermato che la sua fidanzata le aveva fatto questa incredula confessione. Da quel momento sono state riaperte le indagini e la ragazza è stata così intercettata da una microspia dei carabinieri proprio mentre ammetteva tutto. A uccidere la donna sarebbero state le due figlie, Katia Montanaro, che quando avvenne l’omicidio aveva 19 anni, e la sorella maggiore, Cristina Montanaro, di due anni più grande che viveva a Milano in una comunità punk e che aveva un passato di tossicodipendenza.

Le due ragazze furono aiutate da tre loro amici: un ex fidanzato della figlia maggiore, Salvador Versaci, un argentino oggi quarantenne, e la complicità di due altre ragazze amiche delle figlie della vittima, Marika Cozzula e Alessandra Cusin.  Il movente sarebbe puramente economico: i ragazzi volevano guadagnare dalla vendita della casa di famiglia.  L’udienza è stata fissata per il 19 aprile 2011, ma per un cavillo di forma che riguarda la confessione di Alessandra, che sarebbe stata estorta senza i requisiti idonei di legittimità e quindi non autorizzata, il gip ha chiesto che quella confessione non abbia valenza di prova. I giudici del riesame del 19 Aprile prossimo avranno il compito di stabilire se confermare o meno l’arresto delle figlie della vittima insieme ai loro complici.

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