Finlandia, trionfa destra euroscettica

Alla fine è andata come i sondaggi della vigilia avevano previsto. Le elezioni di ieri in Finlandia hanno determinato la vittoria dei partitio di centro-destra, già al governo, ma con un balzo forte della destra euroscettica dei “Veri Finlandesi”, guidata da Timo Soini, che quasi quadruplica i voti delle elezioni precedenti, portandosi al 18% dei consensi, superando il partito centrista dell’attuale premier Mari Kiviniemi, che non va oltre il 17,4% e i socialdemocratici, fermi al 19,5%. Vengono, invece, superati dal partito di centro-destra “Coalizione Nazionale”, che avrebbe raccolto intorno al 20,1% dei consensi, guidato dal Ministro delle Finanze, Jyrki Katainen.

A questo punto, quindi, si profila la formazione di un governo di centro-destra, guidato da Katainen, ma con l’appoggio, forse esterno, dei “Veri Finlandesi”, che con i loro 39 seggi dovrebbero essere determinanti per l’esecutivo di Helsinki.

La “Coalizione Nazionale” avrebbe ottenuto 44 seggi su 200, i socialdemocratici ne avrebbero 42, mentre il partito del premier ne otterrebbe 35. Un governo di coalizione, formato da Katainen, Kiviniemi e “Veri Finlandesi”, quindi, raggiungerebbe almeno quota 118 su 200, ben oltre la maggioranza richiesta di 101 deputati.

A questo punto, però, il quadro politico finnico potrebbe stravolgere la geo-politica europea, poichè il partito di Timo Soini è notoriamente anti-europeista, in quanto ritiene Bruxelles una cozzaglia di burocrati. Se il nuovo governo, come si pensa, otterrà l’appoggio determinante di “Veri Finlandesi”, è molto probabile che la Finlandia potrebbe fare pesare il suo voto, in occasioni delicate e importanti quali il bailout del Portogallo o in politica di immigrazione. Le ragioni della vittoria di Soini sono da ricercare, infatti, nella crescente disillusione e stanchezza dei finlandesi verso l’Unione Europea e i suoi salvataggi delle banche private e degli stati spreconi con i soldi dei contribuenti europei. Inoltre il partito di Timo Soini si batte molto per una politica più rigorosa di controlli sull’immigrazione, raccogliendo i consensi delle classi meno abbienti finlandesi, in precedenza serbatoio di voti della sinistra socialdemocratica. Ma i socialdemocratici pare che abbiano deluso e stancato la classe operaia e dei lavoratori in genere, vogliosi di una guida politica che sappia incidere su fenomeni quali l’immigrazione e certe misure avvertite come ingiuste della UE.

E la Finlandia potrebbe essere l’ennesimo Paese dai toni euroscettici, con un Nordeuropa molto meno euro-entusiasta di come lo abbiano dipinto i media europei, negli ultimi anni.

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