Aiuti al Portogallo, concordato piano da 78 miliardi

E’ stata raggiunta un’intesa tra Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea, sul piano di aiuti da 78 miliardi, per salvare il Portogallo dal fallimento, con l’erogazione di prestiti in tre anni. In cambio degli aiuti concessi, Lisbona si dovrà impegnare a risanare i conti pubblici, dovendo centrare l’obiettivo di un rapporto deficit e pil sotto il 3% entro il 2013. Per quest’anno, il governo dovrà raggiungere il rapporto del 5,9%, per scendere al 4,2% nel 2012, e sotto il 3% tra due anni.

Il piano giunge in una fase delicata della vita politica e finanziaria dello stato lusitano, con le elezioni politiche fissate per il 5 giugno, quindi, in un clima in piena campagna elettorale, oltre a scadenze importanti, per la restituzione di 4,9 miliardi di euro a metà giugno. E senza gli aiuti europei, gli impegni di giugno sarebbero stati molto difficili da onorare.

Il vero problema ora è convincere il nuovo governo finlandese, nato dall’avanzata strepitosa della destra anti-salvataggi di “Veri Finlandesi” e da altre due formazioni di centro-destra, a dare il suo appoggio al salvataggio. Un eventuale no da parte del ministro delle finanze di Helsinki bloccherebbe, infatti, il piano, essendo necessaria l’unanimità. A Bruxelles, quindi, si studiano le modalità per consentire alla Finlandia di esprimere le proprie posizioni di perplessità, senza compromettere il salvataggio di Lisbona. E’ probabile che si vada a un’astensione finlandese, che garantirebbe il via libera comunque.

Tuttavia, è evidente che le ostilità della Finlandia e i crescenti movimenti di contrarietà nei Paesi scandinavi e del Nord Europa, per non parlare della rabbia palese dell’elettorato tedesco, stanno a significare che quello di Lisbona potrebbe essere l’ultima volta che la UE interviene a salvare qualche stato spendaccione.

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