Il “lodo Mantini” (Udc) piace al Pdl e spiazza il terzo polo

Pierluigi Mantini, responsabile politiche istituzionali Udc, a pochi giorni dalle elezioni amministrative rilancia una sorta di “lodo Alfano costituzionale” in salsa centrista, ma la norma riguarderebbe stavolta indistintamente tutti i deputati e i senatori. Tra lo stupore dei molti, i proponenti illustrano ciò che rappresenterebbe una soluzione ottimale al “conflitto istituzionale e politico ormai insostenibile” in corso tra i poteri dello Stato, venendo incontro al timore che una condanna del Presidente del Consiglio in carica porterebbe l’Italia ad una situazione di imprevedibile ingovernabilità. Un insieme di 29 articoli per riformare la seconda parte della Costituzione, comprendenti anche norme che non sono direttamente collegate alla questione giustizia.

Senato federale, riduzione delle province e dei parlamentari, ridefinizione delle competenze legislative, nuovo quorum per i referendum, sfiducia costruttiva,  nuovo assetto del Csm con riduzione dei “togati” ed il Presidente della Repubblica che nominerebbe un terzo dei componenti. In particolare l’articolo 7 introduce un nuovo comma all’articolo 68 della Costituzione e prevede per tutti i parlamentari che siano rinviati a giudizio la possibilità di una sospensione dell’azione penale per l’intera legislatura, previa richiesta alla Camera di appartenenza. Il processo rimarrebbe congelato e riprenderebbe anche in caso di rielezione.

Il testo è arrivato a Montecitorio il 28 aprile ed assegnato il 5 maggio alla commissione affari costituzionali.

Mentre dal Pdl provengono ovviamente reazioni positive, e l’invito da parte dell’On. Fabrizio Cicchitto ad un “attento esame” del provvedimento, nel terzo polo (a cui l’Udc appartiene) la situazione appare complicata. L’On. Angela Napoli di Fli invita a non tendere una mano a Berlusconi mentre continua incessante nelle sue quotidiane invettive contro la Magistratura, le fa eco “Il Futurista”, neonato settimanale guidato dal vulcanico Filippo Rossi, vicino a Futuro e Libertà, da cui arriva un secco “No, grazie” all’idea di un “salvacondotto” per il premier.

Dal centrosinistra un coro di no: la capogruppo Pd in commissione giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, non condivide “un ulteriore tentativo di aggirare le regole per il singolo caso“, mentre di “proposta indecente di impunità allargata” arriva a parlare il presidente dell’Idv Felice Belisario.

Dal canto suo Mantini si difende così: “Non c’è nessun salvacondotto per Berlusconi, solo una seria proposta di riforma costituzionale per l’efficienza di un paese dilaniato tra giustizialismo, impunità e quotidiani conflitti con la magistratura. Noi siamo per la terza via delle garanzie e dell’equilibrata conciliazione tra politica e giustizia, nel rispetto delle istituzioni e del principio di leale collaborazione”.

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