Yemen, giallo su accordo Saleh-oppositori

Rischia di complicarsi la già grave situazione politica dello Yemen, dove da un paio di mesi si registrano violenti scontri e tensioni striscianti tra il Presidente Alì Abdullah Saleh, al potere dal 1979, e gli oppositori al suo regime, che ne chiedono le dimissioni. Già da un mese sarebbe pronto un accordo, raggiunto grazie alla mediazione degli altri stati del Golfo, i quali hanno cercato di evitare che il Paese sprofondasse in una guerra civile rovinosa. Dopo le accuse di Saleh al Qatar di essere dietro alle tensioni nel mondo arabo, Doha si è ritirata dalle trattative, anche per evitare che la propria presenza possa essere un ostacolo alle trattative. Adesso, dopo giorni di violenze crescenti, si riapre la speranza di dare seguito al tanto atteso accordo tra le parti. Infatti, da ieri si vocifera che l’accordo sia stato raggiunto e dunque che Saleh abbia accettato le condizioni e le stia per sottoscrivere, così come le opposizioni. Ma non è la prima volta che si annuncia la firma del 69enne capo di stato, poi smentita dai fatti. E anche questa volta non si è ancora capito cosa sia successo. Da un lato si è annunciato il raggiungimento dell’accordo, dall’altro un consigliere di Saleh ha affermato che il presidente si sia rifiutato di firmare all’ultimo minuto.

Il testo su cui si sarebbe raggiunta un’intesa di massima da un mese parla di dimissioni di Saleh entro un mese dalla firma dell’accordo, il passaggio del potere al vice, elezioni entro due mesi. Un punto molto spinoso, oggetto di scontro e di resistenza delle opposizioni, sarebbe quello che riguarderebbe una sorta di immunità per il presidente, il quale pretenderebbe un salva-condotto per sè e per il figlio, fino ad oggi considerato il suo successore naturale alla guida dello Yemen.

Adesso, tuttavia, purchè il capo dello stato lasci, pare che le opposizioni abbiano accettato anche questa possibilità di escludere che Saleh possa essere messo un giorno sotto accusa per i crimini commessi in circa 32 anni di dittatura. E che sia necessario arrivare a un accordo, seppure con riserve, lo dimostra la situazione sempre più precaria in cui sembra essere sprofondato lo stato golfico, dove quasi quotidianamente ormai si registrano scontri tra polizia e manifestanti, con inevitabili feriti e spesso anche morti.

 

 

Impostazioni privacy