Social network in borsa e il pericolo della bolla “internet”

Tre giorni fa ha fatto il suo ingresso nel mondo borsistico il social network LinkedIn, che si concentra sui contatti di tipo professionale, mirati alla ricerca di lavoro o allo scambio di notizie e informazioni in ambito professionale. Il solo primo giorno a Wall Street, il titolo è schizzato a oltre il +110% circa, raggiungendo punte del +120%, arrivando così ad avere un valore di capitalizzazione di ben 11 miliardi di dollari.

Già dopo poche ore dalla sua quotazione, molti analisti sottolineavano l’eccessivo apprezzamento delle sue azioni, dato che questo poco diffuso social network fattura appena 240 milioni di dollari. Insomma, un prezzo ingiustificato, che solo se l’azienda dovesse vedere crescere il suo fatturato del 50% annuo, da oggi al 2015, troverebbe corrispondenza con il valore registrato a Wall Street.

I più famosi social network, come Facebook, non sono ancora quotati, ma si parla di numeri da capogiro, se chiedessero l’ammissione al listino in borsa. Per limitarci a Facebook, appunto, pare che il suo valore Ipo, ossia quello di ingresso, sarebbe non inferiore ai 50 miliardi di dollari, una cifra che anche i più agguerriti sostenitori dell’impresa di Mark Zuckenberg giudicano esagerato, specie considerando che, a fronte di circa 500 milioni di persone iscritte, le potenzialità del social network non sarebbero mai state sfruttate adeguatamente, in termini economici, come dimostra il fatturato annuo.

E che dire di Groupon, azienda online, che offre buoni sconto su una serie infinita di prodotti e servizi, che varrebbe sui 15 miliardi di dollari, secondo gli stessi amministratori societari, a fronte di un fatturato non oltre i 760 milioni di dollari all’anno.

La sensazione è che molti non abbiano capito la lezione del 2000, quando lo scoppio dell’high tech allora portò gli USA alla recessione, e ci volle tempo per assorbirne gli effetti a Wall Street. E oggi, dopo la recente crisi mondiale, tutto possiamo permetterci, salvo lo scoppio di un’altra bolla speculativa.

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