Mancano sei giorni a quando sapremo finalmente chi avrà vinto le tanto attese elezioni per il sindaco a Milano e cinque alla riapertura dei seggi. Una manciata di giorni ci separano dal verdetto finale, per la cui corsa sono impegnati il sindaco uscente Letizia Moratti, sostenuta da Popolo della Libertà e Lega Nord e Giuliano Pisapia, candidato del centro-sinistra, in quota Sinistra e Libertà. Il primo turno è stata una batosta come poche per il centro-destra di Silvio Berlusconi, che ha mostrato la delusione degli elettori verso una maggioranza litigiosa e pasticciona, che rinvia di mese in mese le riforme promesse per dare vita a uno spettacolo poco edificante dentro e fuori dal Parlamento. Non solo. Gli elettori, due domeniche e lunedi fa, hanno dimostrato di essere stufi della scelta di candidati catapultati da giochi di potere e di palazzo, a volte estranei a un qualsivoglia rapporto con i cittadini-elettori. In questo, il centro-destra dimostra un ritardo culturale disarmante, una insensibilità verso il coinvolgimento della base nella scelta di chi li dovrà guidare, che si cerca di rimpiazzare con grotteschi gazebo e con cori sui palchi.
Tutto vero. La rabbia dei moderati verso la maggioranza di governo è giustissima e non va nè sottovalutata, nè derubricata a semplice incidente di percorso. Ma quello che ci si chiede in questi giorni è questo: nonostante tutto, vale davvero la pena per loro portare alla guida della città un uomo come Pisapia, esponente di una sinistra radicale ed estremista, del tutto estranea alla cultura di una città moderata, industriale, finanziaria, dei servizi, insomma del ceto medio? Davvero il popolo di centro-destra milanese, maggioritario nella città, pensa di potere inviare un segnale ai suoi leaders, mandando a guidare la giunta la sinistra radicale, che punirebbe solo loro stessi e i loro interessi?
Si può certamente criticare l’operato di un governo o di una giunta, che avranno peccato di sottovalutazione di determinate problematiche. Forse sulla sicurezza, dopo un primo giro di vite, c’è stata una certa rilassatezza, così come sul fronte immigrazione. Ma davvero i moderati di Milano credono che votando Pisapia miglioreranno la loro situazione? Parliamo di un candidato che vorrebbe fare di Milano un modello di amministrazione che va nella direzione esattamente opposta a quella desiderata dal popolo deluso dal centro-destra, prevedendo, tra le altre cose, una politica di liberalizzione delle droghe leggere, una città-laboratorio per la cultura sinti e rom, insomma capisaldi che nulla hanno a che vedere con le istanze degli elettori di partiti come PDL e Lega Nord.