Anche la Svizzera abbandona il nucleare, spazio alle rinnovabili

Mentre in Italia si ricorre ad espedienti per distrarre l’opinione pubblica dal tema, ostacolando nel contempo i referendum, il governo svizzero dice addio al nucleare. E mentre in Italia la presenza di donne in politica fa spesso notizia per questioni discutibili, in Svizzera la svolta storica porta la firma di un esecutivo a maggioranza femminile. Due paesi, due storie molto diverse. Il parlamento dovrà ratificare definitivamente a Giugno la decisione del Consiglio Federale elvetico di abbandonare gradualmente la produzione di energia nucleare e, secondo il piano, la chiusura delle cinque centrali attualmente in uso inizierà il 2019 e terminerà nel 2034. Sui quotidiani svizzeri-tedeschi, che parlano di una vittoria della politica sugli interessi delle lobby del nucleare e di “un regalo alle prossime generazioni”, rimbalzano i quattro i nomi delle donne di governo che hanno impresso la svolta ed intrapreso la strada delle rinnovabili: Doris Leuthard (soprannominata “Atom-Doris” per le sue posizioni nucleariste, ora abbandonate), Simonetta Sommaruga, Micheline Calmy-Rey ed Eveline Widmer-Schlumpf.

E proprio la Leuthard ammette che quanto accaduto a Fukushima ha dato una scossa decisiva alla situazione, anche considerando le conseguenze inimmaginabili che un simile incidente avrebbe sulla Svizzera “con la forte densità della sua popolazione”. “Siamo convinti” -afferma- “di aver fatto la scelta giusta, anche dal punto di vista economico il nucleare sta perdendo a poco a poco i vantaggi comparativi rispetto alle altre energie“.

L’intera operazione costerà alla Svizzera circa 1,5-3 miliardi di euro per sopperire a quel -40% di produzione energia che deriverà dalla dismissione delle centrali atomiche e ciò avverrà incrementando l’idroelettrico e le rinnovabili, insieme a cogenerazione e centrali a gas a ciclo combinato. Il conseguente aumento di CO2 verrà attenuato dalle nuove tecnologie e sarà istituita una piccola tassa, insieme all’erogazione di incentivi per favorire lo sviluppo di energia pulita.

Non manca qualche voce critica: il giornale Basler Zeitung accusa il governo di aver preso decisioni “senza discutere con l’industria elettrica e considerare l’opinione del mondo economico” e di preoccuparsi “più degli elettori che della sicurezza della popolazione”. Non si può negare che l’opinione pubblica si sia fatta sentire sul tema e proprio la scorsa settimana molte migliaia di persone hanno manifestato in Svizzera contro il nucleare, la più grande protesta degli ultimi decenni.

Intanto l’Unione Europea ha deciso che da giugno partiranno gli «stress test» per mettere alla prova la tenuta delle 143 centrali nucleari di tutta la Ue ed i risultati dovrebbero arrivare non prima di Aprile del 2012. Ci saranno tre tipi di controllo: una fase più “burocratica”, dove le installazioni dovranno fornire documenti e risposte questionari, poi un riscontro da parte delle autorità nazionali ed infine gruppi multinazionali che esamineranno i rapporti delle autorita’ nazionali.

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