Ballottaggi: affluenza in calo, ma Milano resiste

Tonfo dell’affluenza al secondo turno delle amministrative di ieri, per i ballottaggi per i sindaci e i presidenti di provincia di numerose realtà italiane da nord e sud. Dei 6,6 milioni di elettori chiamati a votare, alle ore 22.00 di ieri sera, soltanto il 43,51% aveva risposto all’appello per le elezioni comunali, contro il 49,67% del primo turno di due settimane fa. Per le provinciali aveva votato il 31,05% degli aventi diritto, contro il 42,74% del primo turno, confermando la maggiore partecipazione tradizionalmente riservata per sindaci e consigli comunali, più che alla provincia. Con questi dati si può presumere che alle 15.00 di oggi saranno andati a votare non più del 55% degli elettori, una percentuale piuttosto bassa per la storia degli italiani alle urne, tuttavia al di sopra della media europea per questo tipo di elezioni. Non è da sottacere, però, che la forte astensione pone in risalto due aspetti: la gente si allontana dalle urne perchè la politica parla sempre e solo di se stessa, non dei problemi che interessano chi vota. C’è, poi, un dato squisitamente tecnico che ci dice che gli elettori italiani non hanno mai gradito il secondo turno di ballottaggio, per cui non sarebbe un’idea malsana quella di abolirlo o magari di abbassare la soglia al di sotto del quale scatterebbe l’obbligo di andare al secondo turno. Ad esempio, si potrebbe prevedere che solo se nessun candidato a sindaco o presidente della provincia al primo turno abbia raccolto almeno il 40% (oggi è il 50% + 1 voto), si vada al ballottaggio.

Comunque, il dato più interessante è quello di Milano, che conferma la buona performance della partecipazione al voto, diventando capitale dell’affluenza, con una percentuale del 52,19% contro il 53,56% del primo turno, sostanzialmente stabile.

A Napoli, invece, il crollo c’è stato, con solo il 34,78% dei votanti, che avevano fatto il loro dovere alle ore 22.00 di ieri sera, contro il 41,28% del primo turno.

E adesso scattano i ragionamenti su chi possa guadagnare da un’affluenza bassa o alta. Non è un mistero che a Milano la Moratti speri di recuperare il gap con Pisapia al primo turno, grazie a una maggiore percentuale di votanti, magari di moderati, che al primo turno erano rimasti a casa.

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