Alemanno, via simbolo e nome PDL e braccia aperte a Fli

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, uno dei protagonisti più importanti del Popolo della Libertà, non ha dubbi: dopo la batosta elettorale delle amministrative bisogna cambiare simbolo e nome al PDL, in quanto questo era il partito degli equilibri tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Ma va oltre il sindaco capitolino, proponendo di togliere il nome di Berlusconi dal simbolo del partito che sarà. Una proposta, quella di Alemanno, che ha incontrato il favore di un autorevole esponente leghista, il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il quale si è detto perfettamente d’accordo con il sindaco di Roma, proponendo che il nome del premier venga rimosso dal PDL. Un’intromissione negli affari interni al partito alleato, di certo un gesto non elegante quello di Maroni, che conferma, tuttavia, il sentimento crescente nel centro-destra di dare vita a partiti strutturati maggiormente sul territorio, affrancandoli dalle spinte puramente leaderistiche.

E ieri Alemanno è stato ricevuto dal premier a Palazzo Grazioli, insieme a un’altra protagonista delle polemiche di queste settimane, la governatrice del Lazio, Renata Polverini. Alemanno e Polverini hanno avuto modo di discutere con il premier dei dissidi interni al PDL, in queste settimane, oltre che alla riforma dell’organizzazione del partito, di cui tutti sono profondamente insoddisfatti.

Le dichiarazioni alla stampa di Alemanno, tuttavia, lasciano presagire scenari abbastanza interessanti, riguardo alla possibilità di allargare i confini del partito, facendo entrare coloro che sono fuoriusciti dal PDL, proponendo un modello diverso di partito.

Il riferimento è all’area ex An, andata via con Fini, la quale avrebbe così più di un motivo per tornare, soprattutto tenendo in considerazione il risultato da prefisso telefonico di Fli a queste amministrative, che non lascia presagire nulla di buono per il loro futuro politico. Alemanno lascia intendere che così potrebbero rientrare direttamente in quel che sarà il nuovo PDL persone come Adoldo Urso e Andrea Ronchi, ma apre le braccia anche all’eventualità di un ritorno di Fini, ricreando all’interno del partito un’area ex An.

Certo, lo scenario è alquanto velleitario, anche perché difficilmente si potrà mai immaginare un Fini che torna in un partito in cui il leader è Berlusconi. Ma il cambio di organizzazione e la volontà di radicare il nuovo PDL sul territorio sono chiari segnali di un invito a tornare a quanti dal “vecchio” PDL sono usciti.

Impostazioni privacy