PDL, si pensa a primarie e a nuovi vertici

Tre sarebbero le mosse che il premier Berlusconi avrebbe intenzione di mettere in campo sin da subito al fine di drizzare la situazione, dopo la sonora sconfitta elettorale, impartita dagli elettori di Milano, Napoli e altre importanti città italiane alle amministrative del primo turno e del ballottaggio di domenica e lunedì scorsi. Berlusconi starebbe pensando di reagire su tre fronti: governo, dirigenti del PDL e struttura del partito. L’obiettivo è di rimettere la maggioranza e l’esecutivo in sintonia con il sentire maggioritario degli italiani che gli hanno assegnato una vittoria forte alle elezioni del 2008, successivamente confermata anche in tutti gli appuntamenti elettorali, fino a questa settimana, quando qualcosa evidentemente si è rotto. E ciò che non va per il premier è la lentezza con cui il suo governo riesce a procedere con l’approvazione di leggi e riforme che stanno a cuore al proprio elettorato moderato. Priorità assoluta dovrebbe essere il fisco, con l’ipotesi di ridurre il carico di tasse sul lavoro, così come il sud, il cui piano dovrebbe essere messo in atto quanto prima.

E, se sul fronte esecutivo, le mosse sono chiare, varie ipotesi si susseguono sul partito e la sua organizzazione. Berlusconi vorrebbe lanciare un segnale immediato di cambiamento e di risposta alla sconfitta. Il messaggio agli italiani arriverebbe, mettendo Angelino Alfano, attuale responsabile della Giustizia, a capo del partito, forse senza licenziare subito Verdini e La Russa, in quanto spetterebbe solo a un congresso farlo, ma facendolo diventare un super-coordinatore, con poteri speciali di rappresentanza.

Altri avvicendamenti ci sarebbero poi sul versante dei capi-gruppo e dei vertici nazionali, ma ancora il quadro non è nettamente definito. Invece, ciò che il premier sarebbe seriamente intenzionato a portare avanti sarebbe il progetto di elezioni primarie, che avrebbero il vantaggio di fare scegliere direttamente alla base il candidato per le varie tornate elettorali, a più livelli. Un’ipotesi che piacerebbe ai ministri Frattini e Meloni, quest’ultima galvanizzata dall’affermazione di un suo candidato a Terracina (LT).

E se non fossero primarie, si andrebbe a congressi, ma in ogni caso a una svolta, rispetto al partito puramente carismatico di oggi. E nel PDL si chiede anche, in caso di primarie, che lo scontro per scegliere il candidato premier del 2013 sia più vero che mai, facendo scendere in pista i candidati migliori.

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