Misseri il chiacchierone conferma ipotesi donne assassine

Uscito da quattro giorni dal carcere, non ha avuto neanche il tempo di mettere piede in casa, che subito è stato oggetto di una intervista a “Matrix”, durata parecchi minuti, e che è stata oggetto di dibattito e di un’analisi sulle sue parole, che hanno avuto come esito la sua non credibilità dinnanzi all’opinione pubblica. Racconta di quel maledetto 26 agosto Michele Misseri, della lite con la moglie Cosima, avvenuta nei campi, per motivi banali di lavoro; egli l’avrebbe ingiuriata e la reazione di lei sarebbe stata il rifiuto di concedergli la parola. Tutto per spiegare il motivo per cui egli avrebbe commesso l’omicidio, senza confidarsi mai con nessuno in famiglia. Nessuno sapeva, dunque, secondo il Misseri. Ma tornando al pomeriggio del 26 agosto, egli racconta di avere ucciso Sarah senza un motivo, dice di un fuoco in testa, un fuoco di rabbia che lo avrebbe colto a causa del trattore inceppato che non partiva. Mima lo strangolamento di Sarah con la corda che, per quanto scioccante e terribile, risulta falso e per nulla credibile.

Così come non è credibile, anzi del tutto incomprensibile, la spiegazione per cui egli avrebbe tirato in ballo la figlia Sabrina: per ridurre la pena, si giustifica.

Il racconto di Michele Misseri, un misto di lacrime e repentina freddezza, è senz’altro convincente, a prima vista. Ma è pieno di spiegazioni dettagliate, come quelle dell’occultamento del cadavere e dei giorni seguenti al delitto, a descrizioni molto generiche e raffazzonate, come quando racconta della dinamica dell’omicidio. A dire il vero, sembra il racconto di un uomo che avrà commesso il reato di occultamento di cadavere, ma che non avrebbe neanche visto come siano andate le cose durante l’omicidio di Sarah.

Piange e si dispera Michele, perchè non può andare sulla tomba di Sarah a pregare. Non ora, almeno, ma “quando il reo uscirà“; parole che tradiscono la colpevolezza altrui dell’omicidio, così come quei plurali utilizzati nelle sue prime confessioni, per indicare il nascondimento del corpo di Sarah.

Piccoli elementi, anche solo lessicali, che di volta in volta suggeriscono l’inaffidabilità di uomo, trasformato dai media da mostro a vittima, che probabilmente non è l’uno, ma neanche l’altro.

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