Grecia: per ora evitato default, ma cresce malcontento nel governo

La quinta tranche degli aiuti promessi alla Grecia lo scorso anno arriverà a destinazione ad Atene e prevede l’esborso di 12 miliardi di euro (8 a carico della UE e 4 del Fondo Monetario), così come si discute di un nuovo piano di prestiti, per un valore di almeno 60 miliardi di euro, che dovrebbero essere sufficienti a tenere fuori dai mercati la Grecia, per il soddisfacimento del suo fabbisogno finanziario, per almeno altri due anni.

Evitato il fallimento, almeno per ora, il che era ampiamente dato per probabilissimo in poche settimane, ora l’Europa aspetta i fatti e chiede l’immediato varo del piano di privatizzazioni da 50 miliardi di euro in quattro anni, che porterebbero linfa e ossigeno alle casse vuote dello stato ellenico.

L’incognita, però, resta tutta politica. Il partito del premier Papandreou, il socialista Pasok, ora non è più così compatto e dubita che quella del governo sia la giusta strategia. Un gruppo di deputati socialisti ha preso carta e penna e ha scritto al premier, chiedendo la convocazione del Parlamento, del Governo e del partito, per dibattere sui risultati a un anno dall’ottenimento dei primi aiuti europei, i cui risultati, dicono, non si sarebbero visti.

E il malcontento non è solo dei deputati. Un sondaggio rivela che il 72,2% dei greci disapprova il suo operato e l’84,1% pensa che Papandreou vada avanti senza bussola. A sorpresa, invece, la maggioranza di loro (52,7%) è favorevole alle privatizzazioni e alla valorizzazione del patrimonio dello stato. Ma neanche l’opposizione starebbe messa bene: il centro-destra di Nea Demokratia sarebbe sfiduciata dal 73% dei greci.

E entro il 2015, dovranno affluire altri 28 miliardi di euro (circa 13 punti del pil) in più nelle casse dello stato, attraverso aumenti di imposte sui lavoratori e pensionati. Il malcontento è solo destinato a crescere.

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