Grecia, governo tra “austerity” e proteste di piazza

E’ stato appena varato il piano da 6,43 miliardi di euro, da parte del governo di George Papandreou, in contemporanea alla cessione del 10% delle azioni di Ote, compagnia telefonica greca, passate nelle mani della tedesca Deutsche Telekom. Un primo timido passo nella direzione del varo di quel piano di privatizzazioni, che da molti mesi Bruxelles richiede, perchè alleggerirebbe il peso del debito di Atene, arrivato già alla spaventosa cifra di 330 miliardi di euro, ossia pari al 150% del pil, che si attesta intorno ai 230 miliardi di euro.

Ma il primo anno, da quando gli aiuti sono stati concessi alla Grecia, è andato perso. Non sono stati raggiunti gli obiettivi di bilancio, che la UE e il Fondo Monetario avevano espressamente richiesto e concordato con Papandreou, nè è stato fatto alcunchè sulle privatizzazioni. Eppure, queste ultime veramente potrebbero rappresentare un punto di svolta nella gestione del debito pubblico: con i suoi 300 miliardi di euro di valore, il patrimonio nelle mani dello stato potrebbe abbattere quasi tutto il debito; ma basterebbe, ad esempio, un piano di dismissioni di neanche cento miliardi di euro, per riportare il rapporto tra debito e pil sotto il 100%, sgravando la Grecia da un ammontare molto alto di interessi da pagare e con un piano di rilancio della crescita, lo stato ellenico potrebbe veramente uscire dai guai, in cui si trova.

Ma anche ieri le proteste ad Atene sono state vivaci. Sarebbero stati 50 mila i manifestanti, che prendendo spunto dalle manifestazioni spagnole, si definiscono “indignati” e si scagliano contro la politica e il piano di austerità varato dal governo, il quale è solo l’inizio di un piano più ampio di 28 miliardi, che prevede aumenti di imposte su salari e pensioni.

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