Silvio, messaggio ricevuto. Ora pensi a economia

Il voto di ieri ha confermato ciò che si andava delineando dalle urne di due settimane fa, quando si erano affermati clamorosamente i candidati di centro-sinistra a Milano a Napoli per le elezioni amministrative: il popolo di centro-destra è in subbuglio. Lo hanno capito anche i vertici del PDL, che si sono affrettati a dare la loro analisi, adducendo alla vittoria dei “si” ai 4 quesiti referendari il fatto che siano andati a votare in massa anche gli elettori del centro-destra, forse in 12 milioni, secondo alcune stime a caldo. La sensazione è, quindi, che ci sia nel Paese un forte malessere verso l’andazzo di questo governo, troppo concentrato su questioni che riguardano se stesso, a torto o a ragione, ma poco attento ai temi che riguardano il cittadino, come lavoro, tasse, economia in genere, burocrazia, etc. Questa volta, i moderati non sono stati a casa, come molti si attendevano. Certo, avranno tirato molto i referendum su acqua e nucleare, spinti rispettivamente da ragioni di tasca e dalla paura per il dopo-Fukushima e, tuttavia, ciò non basta a spiegare come tante persone, trasversalmente ai partiti, siano andati alle urne.

E’ chiaro che gli elettori hanno mandato un messaggio al governo: così non va per niente. Dopo le amministrative di due settimane fa, un primo passo importante c’era stato, con il PDL che aveva cercato di rilanciare se stesso, aprendo alle primarie e al rinnovo della classe dirigente. E pur essendo ciò di notevole importanza, agli elettori interessa altro: cosa ha deciso il governo sulle tasse, cosa per dare ossigeno alle imprese e all’occupazione, cosa per ridurre l’oppressione burocratica, e così via.

Ieri, il premier, dopo avere avuto notizia che il quorum era stato raggiunto, ha diffuso una nota in cui riconosceva il messaggio popolare sui quattro temi in ballo, così come la volontà delle persone di partecipare alla vita democratica. E subito dopo avrebbe pensato al rilancio dell’azione di governo, iniziando con temi cari all’elettorato moderato e non solo, come il taglio dei costi della politica, la riduzione del numero dei parlamentari, il taglio dei loro privilegi, la riduzione del numero delle province, etc.

Sarebbe un timido segnale, forse insufficiente, ma pur sempre un segnale che qualche spicciolo da cui ricavare il taglio delle tasse questa volta venga dalle tasche della casta privilegiata della politica. Un pò demagogico forse, ma il Paese chiede che i sacrifici iniziino dall’alto, anzi lo pretende.

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