India, inflazione erode potere d’acquisto e bilancio dello stato

In India, il governo è alle prese con una grossa grana dal nome inflazione. Sì, perchè i prezzi corrono nello stato asiatico, defalcando il potere d’acquisto della già provata popolazione indiana. E così, dopo che l’indice segnava un aumento dei prezzi dell’8,66% ad aprile, su base annua, a maggio la corsa dell’inflazione ha accelerato il passo, attestandosi al 9,06%.

Troppo alta, inaccettabile per il governo di Nuova Dehli, che da mesi ormai è passato al contrattacco, con rialzi frequenti dei tassi d’interesse, ritoccati anche tre giorni fa dalla Banca Centrale, attestandosi ora al 7,5%.

E il rialzo dei tassi sta contenendo la vigorosa crescita del Paese, che nei primi tre mesi dell’anno è stata del 7,8%, un livello senz’altro individiabile, ma comunque il più basso degli ultimi diciotto mesi. Il governo, tuttavia, resta risoluto: meglio perdere qualche punto di crescita, l’importante è che l’inflazione scenda.

E, intanto, a New Dehli qualche consigliere economico del premier Singh sembra avere recepito il consiglio dell’OCSE, la quale invita l’India a ridurre gli onerosissimi sussidi che lo stato concede alla popolazione povera, proprio per accrescere il loro potere d’acquisto, specie in periodi di alta inflazione come questa.

I sussidi si mangiano il 9% del pil indiano e con questi numeri non sarà facile tagliare il deficit dall’attuale 4,6%. Si parla, dunque, di tagliare i sussidi e concentrarli sulle fette più povere della popolazione.

Nei prossimi mesi, quindi, le tappe della politica monetaria e fiscale del governo centrale sarebbero segnate: aumento dei tassi e riduzione dei sussidi. Crescita sì, ma ordinata.

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