Sarkozy tra Libia e presidenziali a rischio

Sarkò-sì, Sarko-no. Negli ultimi tempi la politica francese ruota attorno alla figura del suo presidente, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali che si terranno l’anno prossimo, nel mese di maggio. E in quel mese ci saranno anche le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale e le cifre dei sondaggi non lasciano spazio a grandi entusiasmi per Nicolas Sarkozy e il suo Ump, dato che per la prima volta da anni i socialisti e l’ultra sinistra sembrano avere riguadagnato parte del consenso. Certo, non merito del PSF, alle prese con diatribe e faide interne continue che non hanno giovato all’immagine della sinistra francese. Il successo alle recenti amministrative dei socialisti è dovuto grazie a un Sarkozy un pò troppo tronfio di sè in questi primi quattro anni di mandato. Tre mesi fa l’Eliseo si imbarcava su una nave da guerra per Tripoli, convinto di una vittoria rapida e sicura. Sono passati novanta giorni e il Colonnello Gheddafi è ancora ufficialmente al potere in Libia, malgrado i riconoscimenti di Francia e altri Paesi europei del fantomatico Consiglio Nazionale Libico, di sconosciute opposizioni libiche.

E pensare che l’attivismo di Sarkozy sulla guerra in Libia (bombardò Tripoli prima ancora di finire i colloqui con gli alleati) altro non era che un modo per regalare all’opinione pubblica francese una vittoria, che riportasse la Francia al suo passato di “grandeur”. Ma prima ancora di conoscere il destino della guerra in Libia, gli elettori lo punivano con una disfatta completa alle amministrative un paio di settimane dopo.

E che ai francesi importi più della baguette che dei trionfi sul Mediterraneo lo dimostra il programma elettorale che la leader della destra nazionalista francese Marine Le Pen ha presentato per il suo Front National nel tentativo di assestare un duro colpo ai consensi del centro-destra, essendo già molto popolare nei sondaggi.

E così la destra dura e pura propone la partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende con più di 50 dipendenti, così come il taglio del 20% delle accise sulla benzina per favorire i lavoratori delle “banlieus”. Il tutto da finanziare con tasse sui sovraprofitti delle società petrolifere e tagliando i servizi ai non francesi, oltre all’introduzione di dazi sull’agricoltura.

Il Front National mira a togliere consensi alla destra di Sarkozy, ma strappando voti anche ai socialisti. E chi lo sa se, dopo il già “deposto” Strauss-Kahn, l’incubo del presidente non gli venga da destra.

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