Afghanistan, Obama annuncia il ritiro

ObamaL’esercito americano lascerà l’Afghanistan nel 2014 come previsto: a dirlo in un discorso in diretta tv è il presidente Barak Obama che delinea anche il piano della exit strategy. Diecimila soldati torneranno a casa entro il 2011, altri 23 mila entro il 2012, mentre entro il 2014 tutti i 100mila soldati attualmente impegnati nella missione lasceranno Kabul: queste le cifre presentate dall’inquilino della Casa Bianca, che ha anche annunciato che gli obiettivi che si era prefissato nel 2009, quando inviò altri 30mila soldati, sono stati raggiunti. “Nel 2009 – ha dichiarato Obama – ci eravamo dati obiettivi chiari: riportare l’attenzione su Al Qaeda, stoppare l’avanzata dei talebani e addestrare le forze di sicurezza afgane perché difendessero da sole il loro paese. Stasera posso dirvi che stiamo rispettando quell’impegno“. Un impegno che secondo il presidente Usa sta portando verso un Afghanistan pacifico, che non sarà più un “rifugio da cui Al Qaeda possa lanciare attacchi”  contro gli americani e i loro alleati ma che  non sarà neanche “un posto perfetto”.

Un Obama molto realista che spiega anche la diversa strategia che da ora in poi utilizzeranno gli Stati Uniti, che non si faranno condizionare da “coloro che vorrebbero un’America in ritirata da tutte le responsabilità internazionali” nè da  chi “spinge per intervenire per raddrizzare ogni torto”; una strategia che vedrà gli Usa utilizzare interventi mirati laddove possibile, senza ricorrere a dispiegamenti di massa e con l’aiuto degli alleati come sta avvenendo in Libia. Il discorso di Obama è stato giudicato positivamente dal premier britannico, David Cameron e dal presidente afghano Hamid Karzai secondo cui “l’annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti è un buon passo a loro favore e a favore dell’Afghanistan, quindi lo sosteniamo”. Per i talebani invece quello di Obama è solo “un passo simbolico” in quanto “gli americani non hanno alcuna intenzione di lasciare l’Afghanistan”.

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E invece Obama è convinto che con “la luce di una pace sicura in vista” è necessario tornare a pensare alla propria nazione, ai bisogni del popolo americano: “La missione di ricostruire nazioni comincia a casa nostra, concludiamo i combattimenti e riprendiamoci il sogno americano, per questa generazione e per le prossime”.

 

 

 

 

 

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