Francia, appoggio incondizionato a Draghi per BCE

Ieri, il ministro del bilancio e portavoce del governo di Parigi, François Baroin, è intervenuto sulla questione della nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea, diventata spinosa, dopo che il componente italiano al comitato esecutivo di Francoforte, il banchiere Lorenzo Bini Smaghi, ha annunciato di non avere alcuna intenzione di dimettersi, in quanto intende completare il mandato, come previsto dal Trattato istitutivo.

Una rivendicazione di autonomia della BCE dalla politica, che sta creando scaplore e tensioni diplomatiche tra Italia e Francia, con Sarkozy che rivendica le dimissioni di Bini Smaghi, al fine di permettere al suo Paese di essere rappresentato. Per Parigi, infatti, due italiani nel board sarebbero troppi, così come sarebbe inaccettabile che la Francia non avesse un suo rappresentante, dopo l’addio dell’attuale governatore Trichet.

Baroin ha, comunque, affermato che la Francia appoggerà incondizionatamente Draghi per la nomina di governatore, al vertice dell’Eurogruppo del 23-24 giugno, smentendo alcune ipotesi, per cui Parigi avrebbe imposto un veto, senza le dimissioni dell’altro italiano.

Una posizione ragionevole, contrariamente alle parole dello stesso Sarkozy, insensibile all’autonomia di un organismo come la BCE, fingendo di dimenticare che la Francia sta ottenendo proprio in queste settimane un candidato proprio al Fondo Monetario, dopo averne avuto uno, poi arrestato per stupro.

Così come l‘Eliseo dimentica di essere sovra-rappresentato in tutti gli organismi internazionali, dall’Fmi al Wto, alla BCE, esprimendo un peso che realisticamente non ha.

Bene, dunque, farebbe Lorenzo Bini Smaghi a non cedere alle pressioni del governo italiano, che lo invita a dimettersi. Roma sembra più incline a rapporti di buon vicinato con Parigi, anzichè curarsi di tutelare gli interessi di italiani, che per curriculum e non per regalìe, si trovano in posizioni rilevanti di organismi internazionali.

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