Tremonti, le sette mosse contro costi della politica

La manovra economica sarà portata dal ministro Giulio Tremonti al Consiglio dei Ministri di giovedì prossimo e quella sarà l’occasione per svelare le carte sui provvedimenti che il responsabile dell’economia intende assumere, per la manovra da 45 miliardi, spalmata su tre anni (2012-2014), al fine di tendere al pareggio di bilancio, nonchè per il capitolo della riforma fiscale, oramai di quasi sicura presentazione. Questa volta, il governo ha deciso di introdurre una serie di norme, che riducano i costi della politica, percepiti dagli italiani quale vergogna indicibile, specie in un periodo di ristrettezze per le famiglie. Se il tema dei costi della politica è sempre accompagnato a una qualche dose di poulismo, forse inevitabile, in Italia, però, ci sarebbe spazio autostradale per dare il via a tagli, che riconducano la politica a una maggiore sobrietà e a comportamenti di austerità, che negli ultimi quindici anni sono stati del tutto ignorati, da una classe di parlamentari, ridimensionata nella sua importanza, che vede nel mantenimento di privilegi immotivati l’ultima prova del proprio status.

Sono sette gli articoli che Tremonti intende presentare, per ridurre i costi. Si parte con il taglio degli stipendi dei parlamentari, ministri, rappresentanti degli enti locali (sindaci, assessori, presidenti di provincia, consiglieri), i quali dovrebbero essere riportati alla media europea, alla cui vigilanza sarà predisposto il lavoro del presidente dell’Istat. Si prevede una decurtazione media degli emolumenti a tutti i livelli di circa il 30%.

Le auto blu non potranno superare una cilindrata di 1600 e saranno utilizzate fino a dismissione, senza nuovi acquisti, se non per le sole cariche istituzionali più importanti.

Voli di stato. Saranno limitati alle sole quattro prime cariche dello stato (presidente della repubblica, capo del governo e presidenti di Camera e Senato), gli altri potranno chiedere permessi motivati.

Stop a vitalizi e pensioni, ad eccezione del Presidente della Repubblica. La misura vale centinaia di milioni di euro.

Tagli alle dotazioni di Camera e Senato, ancora da quantificare. Basti pensare che la sola Camera dei Deputati ci costa ogni anno 2,3 miliardi di euro.

Tagli ai rimborsi elettorali ai partiti, sebbene non sia ancora stata quantificata la percentuale.

Election day. Da ora in avanti, le consultazioni elettorali dovranno essere accorpate in un’unica tornata, per evitare dispendi.

Con la speranza che possano trovare attuazione e che non si tratti dell’ennesimo annuncio della speranza.

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